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Il via alla Notte bianca
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Riceviamo e pubblichiamo
- Ho letto con attenzione l’invettiva di Carlo Maria Cardoni contro la Notte Bianca.
Lo ringrazio per la benevola citazione di Caffeina, la rassegna culturale che ho avuto l’onore di organizzare grazie anche alla collaborazione del Comune, della Provincia e di quegli “assessori avanguardisti” citati anche da Cardoni.
Sono gli stessi? Penso proprio di sì.
Tra un tecnicismo e una recriminazione, tra una conta delle lattine trovate per terra il giorno dopo e un’invettiva del tipo “Ma la cultura è un’altra cosa”, Cardoni ci spiattella la sua tesi intrisa (come ormai veramente pochi sanno fare) di snobismo, spirito reazionario e conservatorismo: la notte Bianca sarebbe stata, secondo il nostro, l’ennesimo attentato al buongusto, un affronto alla cultura Vera, Alta, con tutte le iniziali sull’attenti, Maiuscole e Impettite.
Cerco di rispondere con maggiore brevità e sicuramente maggiore levità consigliando al nostro Savonarola (ricordatevi che dovete morire!) di leggere un gioiello di libro scritto da Francersco Piccolo: il titolo è Italia spensierata e l’autore racconta con tocco da vero scrittore un’Italia leggera, che della leggerezza fa la sua cifra esistenziale.
E’ l’Italia, anche, che scende in piazza per le Notti Bianche organizzate in tante città, che ha voglia di stare insieme, di sorridere, di incontrarsi, di volersi bene come disse Caressa durante la telecronaca della finale dei mondiali, l’Italia che ha voglia di non pensare ai problemi di tutti i giorni, che ha voglia di sognare e costruire un futuro senza angosce.
Grazie, quindi, al Comune e agli “assessori avanguardisti” per aver voluto organizzare la Notte Bianca.
Poteva essere fatta meglio? Certo. Come tutto.
Ma, vi prego, non cediamo a una malattia tutta italiana e purtroppo ancor di più viterbese: il benaltrismo.
Ci vorrebbe ben altro? Fatelo, organizzatelo, rimboccatevi le maniche.
Filippo Rossi