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Il via alla Notte bianca
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Riceviamo e pubblichiamo
- Capisco che in qualche caso le difficoltà saranno molteplici, ma vorrei invitare amministratori pubblici, politici, giornalisti, creativi, organizzatori, cittadini a riflettere su quest’ultimo, ennesimo attentato al buongusto.
Ecco dunque, anche Viterbo, grazie a qualche avveduto assessore avanguardista, non si è fatta mancare la notte bianca.
E’ domenica 22 luglio 2007, e sono le ore 8. Vorrei dire quello che penso. Ma aspetterò un po’.
Sono le ore 11,45. Ho voluto aspettare per scrivere questi pensieri.
Aspettare perché la pazienza è la virtù dei forti, dicono.
E poi perché volevo vedere fino a che punto (anzi, fino a che ora) si sarebbe arrivati.
Ho voluto aspettare anche perché, nell’immediato, la rabbia era parecchia.
Ora, ho molto attenuato il mio piccante e piccato stato d’animo, grazie soprattutto al fatto di aver condiviso, in queste 3-4 ore, con qualche decina di altre persone, lo stesso pensiero, lo stesso risentimento.
Allora, c’è stata la notte bianca.
Non voglio dire, commentare, sapere se questa manifestazione serve a qualcosa e se produce benefici economici, sociali, una qualsiasi forma di cultura.
Non voglio dirlo, perché mi inimicherei troppe persone, tra cui diversi conoscenti e amici.
E non lo dirò.
Non voglio dire, con riferimento all’ultima perla presentataci qualche settimana fa, “Ludika”: errare è umano, ma perseverare è diabolico (curiosa la coincidenza che a coniare quello che poi sarebbe diventato questo noto aforismo fosse proprio il figlio di un consigliere municipale, anche se non di Viterbo e qualche secolo fa…).
Non dirò che è sempre più difficile capire come si può collegare i programmi di qualità e serietà come, solo per esempio, “Viterbo Opera Festival” o “Caffeina”, con programmi del tipo “Ludika” o “la notte bianca”… non c’è progetto, non c’è rispetto, non c’è paragone, non c’è storia…eppure…
Non dirò che la partecipazione della più importante banca della città l’avrei vista meglio in un’operazione di cultura reale e non virtuale o, peggio ancora, presunta.
Non dirò che il ruolo svolto dall’ente che rappresenta e dovrebbe promuovere aziende, commercianti, artigiani, agricoltori dell’intero territorio ha fatto una valutazione della parola “promozione” un po’ troppo disinvolta.
Non dirò che, forse, che avrei preferito altre occasioni e circostanze per vedere insieme (bene comunque, finalmente) su di un unico palco e per un’unica causa il sindaco della città e il presidente della provincia (forse perché poi c’è stata la trovata dell’apertura del telo promozionale “Viterbo è pronta a Volare”: a chi lo diciamo, a noi stessi?).
Non voglio chiedere, perché sarebbe retorico e strumentale, quanto è costato tutto questo, prima, durante e dopo, considerando anche i danni (che assicuro, per esperienza diretta e personale, non sono pochi), considerato che in essere c’è già “Summer Village” e considerando che non sono stati di certo dispensarti iniezioni di cultura e insegnamenti positivi a giovani, a forestieri, a extracomunitari (verso i quali ci sforziamo di far capire che debbono rispettare le regole, come debbono comportarsi per integrarsi a noi…).
Però, in ogni caso e da qualsiasi punto di vista la si voglia osservare, la notte bianca ha insegnato a tutti noi (o meglio, a chi vuole capirlo) qualche cosa:
- che chi organizza una manifestazione come quella del 21 luglio deve sapere e capire che c’è tanta gente che vi parteciperà e che utilizzerà bicchieri e piattini di carta, lattine, bottiglie (ricordo male o avrebbe dovuto essere vietata la vendita in vetro?), cibi precotti da passeggio e tanto altro ancora;
- che i cestini portarifiuti sulle strade della città già sono carenti in numero e in dislocazione;
- che acquistare all’ingrosso 200/300 “barili” di pvc da installare nelle vie e piazze occupate dalla notte bianca può costare qualche centinaio di euro;
- che sin dai giorni precedenti la manifestazione si sarebbe dovuto allertare e coordinare il (duro) lavoro degli uomini del CEV, nonché probabilmente anche integrare unità lavorative;
- che la vita a Viterbo continua, ringraziando Dio, al di là e al di fuori della notte bianca e che ogni cittadino, ogni avventore, ogni turista che dovesse transitare per le vie, specialmente del centro, ha diritto a pulizia, igiene, decoro, dignità.
- che i turisti, i forestieri, ma anche alcuni non necessariamente turisti e forestieri, hanno diritto a non sapere che il 21 luglio a Viterbo c’è stata la notte bianca e perciò arrivano a visitare la Città dei Papi e si fermano imbarazzati davanti a cumuli di rifiuti, a spazzatura di ogni genere lasciata in ogni angolo, a bar, edicole, uffici informazione turistica chiusi, deserti…e se ne ritornano da dove sono arrivati, e tutto ciò non alle cinque di mattina, ma alle 8,30, poi ancora alle 9,30, poi alle 10,00 ora in cui, arrivano a Piazza del Plebiscito e in Via San Lorenzo e Via Cardinal La Fontaine e piazze e piazzette limitrofe, i tanto auspicati e benvenuti operatori CEV.
Alle ore 10.00, per iniziare a pulire la città… sono arrivati alle ore 10,00 nel centro storico perché, probabilmente, erano gli stessi che un’ora prima pulivano Piazza della Rocca o altre vie più distanti e, logicamente, non hanno ancora il dono dell’ubiquità...
la città ora, sono le 12, è ripulita ma non pulita: ci sono ancora residui, specie vetri rotti (pericolosissimi) e carta e plastica svolazzante: lo spettacolo, per chi non ha avuto la gioia di assistere la notte scorse alla notte bianca, non è altrettanto esaltante, anzi!
E ancora, ci ha insegnato
- che fare cento cose in una notte o farle 100 in dieci o cinquanta giorni è molto diverso: più educativo, più equilibrato e più di qualità la seconda ipotesi;
- che copiare, peraltro a distanza, in alcuni casi, di 30 anni, ciò che hanno fatto altri “più all’avanguardia di noi” è quasi sempre un difetto culturale, quindi una sorta di sottocultura: che io non voglio e, credo e spero, anche molti viterbesi non vogliono.
In un momento in cui specialmente gli abitanti e gli operatori economici del centro storico e del quartiere medioevale chiedono più attenzione, chiedono parcheggi, chiedono pulizia, chiedono di risolvere al meglio il problema ZTL, soprattutto, chiedono regole certe, un’amministrazione avveduta e sensibile non organizza una notte bianca che invece ai più è sembrata essere una notte brava.
Lasciando i residenti senza uno straccio di posto dove parcheggiare l’auto, con un’ordinanza di divieto di sosta e rimozione dal 19/7 alla mezzanotte del 23 luglio: perché, che significa?
Bisogna pensare, riflettere, agire per priorità. Quella della notti bianche non è una peculiarità né una priorità. Altrimenti significherebbe che siamo arrivati alla frutta fresca.
Grazie per l’attenzione.
Carlo Maria Cardoni