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Paolo Rossi
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- Con “Qui si sta come si sta”, spettacolo intitolato come un verso di "In Italia si sta male, si sta bene anziché no", la canzone di Rino Gaetano presentata quest’anno a Sanremo, irrompe lunedì sera, 23 luglio, al teatro romano di Ferento Paolo Rossi.
L’attore è per laprima volta ospite di Viterbo.
In “Qui si sta come si sta” Rossi parla dell’Italia e di come appunto “si sta bene e si sta male”. Attraverso canzoni, poesie e tante storie legate al suo repertorio passato e recente, offre, come è nel suo stile, improvvisazioni coinvolgendo il pubblico come sempre.
Affiancato dalla sua band, capitanata dal chitarrista Emanuele dell’Aquila e composta da Alex Orciari, Marco Parenti e Daniele Perini, alterna alle battute un repertorio musicale ispirato agli Anni Sessanta, trasformando la serata in una sorta di happening beat. Uno spettacolo per far ridere delle contraddizioni in cui viviamo e riflettere in maniera disincantata sulla follia di questi anni.
“La satira politica non muore mai, ma ogni tanto deve andare a riposarsi - afferma l’attore, cantante e cabarettista - Quel “ogni tanto” arriva quando la politica, intendo la classe politica dirigente e non, si delegittima da sola, allontanandosi dai reali problemi della gente.
Quel “ogni tanto” è arrivato. Come può continuare allora un comico a fare teatro sociale, senza incorrere nel rischio di delegittimarsi a sua volta, rincorrendo una casta in fuga dal Paese? In questo spettacolo - cantando, recitando e suonando - faccio cinque tentativi.
Cerco di raccontare storie dal basso; storie magari non reali, ma che da reali problemi nascono. Mi rifaccio ai maestri, a quelli che ho conosciuto: Dario Fo, Enzo Jannacci, Giorgio Gaber… e magari a quelli che purtroppo non ho mai incontrato: Piero Ciampi, Rino Gaetano… Pesco nel repertorio laddove lontano nel tempo avevo previsto un intoppo d’oggi. Improvviso come sempre. Stavolta, però, cerco di trovare ragioni razionali per credere nell’assurdo.
E tra un lazzo e una battuta, una canzonaccia e una filastrocca, leggerò tante poesie. Tante. Poesie di artisti che parlano a noi più di qualsiasi battuta sul signor Silvio o sul Signor Romano. O di chi per loro”.
Paolo Rossi, nato a Monfalcone di Gorizia, milanese d'adozione. Apprendista comico sulle pedane dei club, scritturato da Dario Fo ne “L'Histoire du Soldat”, in forza al “Teatro dell'Elfo” per “Nemico di classe di Williams” nell'83 fino a “Comedians” di Griffiths nell'85, dopo il ruolo di Ariele ne “La Tempesta” di Shakespeare con Cecchi (84). Specializzato nel soul intrattenitore con “Reccital” poi con “Settespettacoli” (86) e con “Chiamatemi Kowalski” (87).
Successivamente propenso all'antimusical, approda alla significativa esperienza della rilettura di un classico come “L'opera del Mendicante” di John Gay con lo spettacolo “La commedia da due lire”, ma contemporaneamente con il monologo “Operaccia romantica” solleva entusiasmi e consensi unanimi da parte di pubblico e critici. La sua prima "avventura" in televisione, “Su la testa”, immediatamente diventa la trasmissione televisiva dell'anno (92).
Ritornerà in televisione soltanto due anni dopo con “Il laureato” in coppia con Piero Chiambretti. Nella stagione 94/95 insieme a Lucia Vasini e Giampiero Solari, Paolo Rossi fonda la compagnia teatrale Lesitaliens che in pochi mesi di vita porta in scena tre allestimenti tra cui “Il circo di Paolo Rossi”, un evento-spettacolo che raggruppa 18 artisti in una tournée con un teatro tenda che gira tutta l'Italia. In televisione
Televisione è stato anche protagonista dello show “Scatafascio”.