Riceviamo e pubblichiamo -
C'è una frase indimenticabile di Paolo Borsellino, la sua replica grande e nitida alla polemica sui "professionisti dell'antimafia": "Non ho mai chiesto di occuparmi di mafia, ci sono entrato per caso e poi ci sono rimasto per un problema morale: “La gente mi moriva attorno”, un problema morale detto con una semplicità ed una precisione assolute.
Quando il 19 luglio di quindici anni fa ci fu la strage in via D'Amelio e morirono Paolo Borsellino, Emanuela Loi, Walter Cusina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina e Agostino Catalano, crediamo che tutti sentimmo una ferita, la spina, il pungolo, lo sperone nelle carni.
Se tutti ci riconoscemmo allora nella figura di Antonino Caponnetto non fu solo per il suo volto e contegno ieratico e straziato, e la sua personale vicenda e figura magnanima e dolente, di antico padre di eroi greci, di antico padre biblico di eroi.
Ma perché seppe due volte dire quello che tutti sentivamo: lo smarrimento profondo e indicibile quasi, e poi la volontà di riscatto, di proseguire la lotta, di non permettere che Falcone e Borsellino fossero assassinati una seconda volta dalla resa, dal tradimento, dall'oblio.
I giovani di oggi hanno bisogno di eroi e Paolo Borsellino è l’eroe per eccellenza, il simbolo indimenticabile e permanente del valore della giustizia.
Ciao Paolo.
Azione giovani