Riceviamo e pubblichiamo
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Ugo Sposetti
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Sposetti ha invitato alcuni esponenti della società civile - rei di “avere sempre il broncio”- a “cacciare i soldi”. Forse il tesoriere dei Ds avrebbe potuto essere un po’ più elegante ma, in ogni caso, gli siamo grati di avere sollevato il caso.
La questione del finanziamento pubblico dei partiti merita di essere affrontata, soprattutto in ottica futura.
Per il passato, parlano le cifre: circa 100 milioni di euro all'anno a titolo di rimborsi spese elettorali per il rinnovo di Camera e Senato (precisamente, si tratta della ripartizione di due fondi di eguale entità, ciascuno di ammontare pari a euro 49.964.574,57) che saranno erogati dal 2006 al 2010, ai quali si aggiungono i rimborsi relativi alle elezioni per il Parlamento europeo e per il rinnovo dei Consigli regionali: denari di cui Ds e Margherita ovvero i principali soci fondatori del Pd usufruiscono in misura proporzionale alla loro consistenza elettorale.
Dati questi numeri, difficile affermare che i contribuenti ovvero la famigerata società civile non abbia già “cacciato” abbastanza denaro, soprattutto in considerazione del fatto che i medesimi, nella qualità di cittadini elettori, avevano manifestato con inequivoca chiarezza, in un referendum popolare, la loro volontà di abolire il finanziamento pubblico della politica.
Insomma, sebbene avessero manifestato il rifiuto di quel sistema, hanno pagato tutti.
Naturalmente, il Parlamento resta sovrano di legiferare anche in presenza di pronunce referendarie ma, diciamo la verità, non è stato un bello spettacolo: tanto più che si è inteso camuffare un finanziamento pubblico in piena regola con misure surrettizie quali i rimborsi elettorali e le erogazioni ai gruppi parlamentari.
Infine, sarebbe bene capire, anche alla luce delle considerazioni esposte sopra, che fine hanno fatto i sei milioni di euro - siamo sicuri che siano stati solo sei? - versati dai 4 milioni e 300 mila che parteciparono all’elezione primaria del 2005.
Ecco, diciamo che se il partito democratico ha bisogno di una frattura storica, di un approccio meno arcigno e paludato per essere all’altezza del suo stesso nome ed essere attraente per gente piuttosto seccata dalle liturgie politiche, Sposetti non ha certo fornito un solido motivo per riaccostarsi alla vita pubblica. C’è da augurarsi che, da qui al 14 ottobre, affiori nel dibattito in vista dell’assemblea costituente del nuovo soggetto politico una posizione su un tema soldi e politica che non lascia indifferente nessuno.
Claudio Lodici
Presidente dell’Associazione per il Partito Democratico del Lazio e membro del comitato promotore del PD per la città di Roma