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Nuovo doppio appuntamento con Verdi per la rassegna “Salotto 800” del Tuscia Operafestival. Nel giardino de “Il Paradosso” (in Via Valle Cupa, 68/70 a Viterbo) va in scena, giovedì 19 luglio, “La Traviata”. Considerata una delle più significative e romantiche del compositore, quest'opera di Giuseppe Verdi fa parte della "trilogia popolare", assieme appunto a “Il Trovatore” e a “Rigoletto”.
Per questa versione in forma cameristica, Violetta Valéry è interpretata dalla soprano Jacqueline Bezek, Alfredo Germont dal tenore Scott Merchant, Giorgio Germont dal baritono Gorgon Tweedy, Annina, serva di Violetta, dal soprano Andrea Rene Fuentes. Il maestro concertatore è Sean Kelly, accompagnato dal coro dell’International Lyric Accademy e dall’Orchestra Ensemble del Tuscia Operafestival
La “dame aux camélias” (La signora delle camelie), dramma scritto da Alexandre Dumas figlio (1824 1895), è l’opera alla quale Verdi si ispirò per il soggetto de “La Traviata”. Si tratta della storia di un personaggio realmente esistito, Alphonsine Duplessis, giovane cortigiana che si era data al vizio nella Parigi degli anni Quaranta del XIX secolo. Entrata anche nella vita di Dumas (figlio), lo scrittore la ritrae nell’opera come Marguerite Gautier.
Verdi assiste a una rappresentazione teatrale del dramma a Parigi nel 1851. «A Venezia faccio la Dame aux Camelias che avrà per titolo, forse, Traviata. Un soggetto dell’epoca. Un altro forse non l’avrebbe fatto per i costumi, pei tempi, e per mille altri goffi scrupoli … Io lo faccio con tutto il piacere.»: così scrive all’amico Cesare De Sanctis nel gennaio 1853.
Già nel 1852 il libretto di Francesco Maria Piave è pronto col titolo di “La Traviata”, ma la censura impone che l’ambientazione venga retrodatata all’epoca di Luigi XIV, con un salto all’indietro di duecento anni.
“La Traviata” è la storia di una prostituta, e nell’opera proprio la prostituzione è il fondamento dell’azione e, cosa ancor più importante, dell’interazione tra i personaggi. Verdi voleva rappresentare “un soggetto dell’epoca” e, come fece Mozart quando decise di trasformare in opera “Le nozze di Figaro” (altra commedia controversa e pensata in abiti moderni), anche il compositore italiano voleva che il pubblico si avvicinasse alle emozioni dei suoi personaggi senza la rassicurante barriera protettiva di un’ambientazione nel passato.
Il 6 marzo del 1853 sul palcoscenico del Teatro la Fenice di Venezia l’opera andò incontro a un clamoroso insuccesso dovuto a diversi fattori: i costumi, l’ambientazione, l’audacia del soggetto, i cantanti inadatti alle parti e la novità della partitura. Solo un anno dopo però, presentata al Teatro San Benedetto, sempre a Venezia, riscosse successo, grazie soprattutto al cast di cantanti sicuramente più adatto alla partitura.
Nel tempo “La Traviata” non ha mai smesso d’appassionare i melomani. Fra i passaggi più popolari dell'opera, l'invocazione di Violetta “Amami Alfredo!”, diventata un topos della lirica, il famoso brindisi “Libiamo ne' lieti calici”, la cabaletta “Sempre libera degg'io”, l'aria “Addio, del passato”, con Violetta ormai morente, e il duetto “Parigi, o cara, noi lasceremo”. Tutti brani capaci di emozionare anche un pubblico non esperto, carichi di pathos e ricchi di romanticismo e dolcezza.
Il ristorante Il Paradosso ha dedicato menù anche a “La Traviata”, in cui il colore rosa attraversa tutte le portate per chiudersi con la passione del puro cioccolato: aperitivo rosé; gamberi in salsa rosa, canapé con uovo di lompo rosé e rucola con pachino, riso radicchio e gamberi, mazzancolle flambè, carote julienne e mousse al cioccolato fuso.
Venerdì 20 luglio alle 21,30, in attesa della lunga Notte bianca della città, torna quindi in scena, sempre al Paradosso, “Rigoletto”, l'opera di Verdi tratta dal dramma di Victor Hugo, “Le Roi s'amuse” ("Il re si diverte"). Tra gli artisti impegnati, il baritono Hyuck Kwon nel ruolo di Rigoletto, la soprano Hannah Waldman come Gilda, il tenore Kim Myong nei panni del Duca di Mantova, la contralto Susan Sevier è Maddalena. Gli artisti saranno accompagnati dall’Ensemble Orchestrale del Tuscia Operafestival, maestro concertatore Sean Kelly.
Centrato sulla drammatica e originale figura di un buffone di corte, “Rigoletto” fu, come spesso succedeva alle opere di Verdi, oggetto della censura austriaca. La stessa sorte era toccata al dramma di Hugo nel 1832, bloccato e riproposto solo 50 anni dopo la prima. Ne “Le Roi s'amuse” , che non piacque né al pubblico né alla critica, erano descritte le dissolutezze della corte francese e il libertinaggio di Francesco I, re di Francia.
Nell'opera verdiana si traspose l'azione alla corte di Mantova, a quel tempo non più esistente, e il nome del protagonista venne cambiato da Triboulet a Rigoletto. Un personaggio, quest’ultimo, pieno di luci e ombre: cinico e beffardo quando diverte la corrotta corte di Mantova coi suoi lazzi scurrili, ma patetico e degno di compassione quando la sorte gli si rivolta contro e il sicario, che lui stesso ha pagato per uccidere il duca seduttore della sua adorata figlia, uccide invece proprio la giovane.
Dramma di passione, tradimento, amore filiale e vendetta, “Rigoletto” è da un punto di vista musicale una combinazione perfetta tra ricchezza melodica e potenza drammatica, mentre il libretto mette in evidenza le tensioni sociali e la subalterna condizione femminile, in una realtà nella quale il pubblico ottocentesco poteva facilmente rispecchiarsi. Nel terzo atto alcune delle arie più conosciute: “La donna è mobile” (canzone del Duca); “Un dì se ben rammentomi... Bella figlia dell'amore” (quartetto).
La Traviata: giovedì 19 luglio, ore 21,30
Rigoletto: venerdì 20 luglio, ore 21,30
Giardino del Paradosso, Via di Valle Cupa 68/70, Viterbo
Biglietti: € 22,00
Botteghino: via san Lorenzo 101, orario: 9,30 13,30; 15,30 22,30
Tel. 0761 309703