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Una ulteriore sconfitta dell'Italia, che purtroppo non riesce a costruire solide alleanze in Europa quando si tratta di difendere i consumatori e i primati nazionali nella qualità dai ripetuti tentativi di inquinare i cibi e l'ambiente con organismi geneticamente modificati (OGM).
E' quanto afferma la Coldiretti nel commentare, con preoccupazione, l'insuccesso nel fermare la prima patata transgenica dopo che recentemente il Consiglio dei Ministri agricoli dell'Unione Europea aveva addirittura autorizzato un livello minimo di contaminazioni da organismi geneticamente modificati (OGM) nei prodotti biologici.
Con il mancato raggiungimento di una maggioranza contraria la decisione passa infatti, ora - precisa Romano Giovanetti, direttore Coldiretti Viterbo - alla Commissione Europea che ha già annunciato il proprio parere favorevole alla patata biotech.
Un orientamento contrario alla volontà dei consumatori in Europa e in Italia dove, secondo l'indagine Coldiretti - Ispo, tre cittadini su quattro (74 per cento) sono convinti che i prodotti contenenti Organismi Geneticamente Modificati (Ogm) non facciano bene alla salute.
La produzione agricola nazionale rappresenta una garanzia perché, anche grazie alla mobilitazione della Coldiretti, è stata fatta con lungimiranza fino ad ora la scelta della tolleranza zero nei confronti del rischio di contaminazioni, nonostante le continue pressioni.
La crescente opposizione al biotech nel piatto non è quindi il frutto di una scelta ideologica - sostiene ancora Giovannetti - ma economica a tutela dell'impresa per una agricoltura che guarda al mercato e risponde alle domande dei cittadini, che chiedono di consumare alimenti di qualità, con un forte legame territoriale.
Il vero obiettivo deve essere quindi quello di valorizzare le produzioni “Made in Italy” e di difenderle dalla omologazione e dalla delocalizzazione territoriale e per questo - conclude Giovannetti - occorre continuare l'impegno contro i tentativi di inquinamento da biotech.