Riceviamo e pubblichiamo -
Nell’Unione esiste la confusione più totale in merito alla riforma previdenziale e all’abolizione o meno del cosiddetto “scalone” .
Invocano il solito patto generazionale senza indicare, però, le scelte concrete che lo sostanziano.
Il miglioramento tra attivi e pensionati è condizione essenziale, a mio avviso, per non scaricare in un domani prossimo sui giovani gli insostenibili aumenti contributivi e fiscali, uniti ai tagli delle prestazioni previdenziali.
Lo scalone è il passaggio obbligato per garantire equità e sostenibilità alla previdenza pubblica in Italia.
Senza dubbio, quella delle pensioni è una problematica che come giovani ci riguarda molto da vicino, e sinceramente ci preoccupa.
Lo scalone della Legge Maroni, che prevede l’aumento dell’età pensionabile di 3 anni nel 2008, per cui l’età minima salirebbe da 57 a 60 e poi dopo qualche anno a 62, si sostanzia in realtà in una serie di scalini o, meglio, in un più comodo piano inclinato, studiato appositamente per consentire un graduale rientro dei costi previdenziali.
Per noi giovani un eventuale abolizione dello scalone configurerebbe un grosso punto interrogativo sul nostro futuro previdenziale.
Andare in pensione a 58 anni è alquanto presto.
Credo che un ruolo essenziale per noi giovani lo debba svolgere anche il tema occupazione. Un buon lavoro influisce sul nostro domani e sulla sostenibilità del sistema e viceversa.
Alessia Ercoli
Coordinatore Provinciale Fi Giovani Viterbo
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