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Solenghi e Vignati
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La splendida piazza San Lorenzo durante il concerto
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- Grande serata a Viterbo ieri per l’inaugurazione del Tuscia Operafestival.
In una magica piazza San Lorenzo oltre 1200 persone hanno assistito alla fiaba musicale di Prokofiev, Pierino e il Lupo, narrata dalla voce di un geniale Tullio Solenghi.
Ad affiancare il maestro Stefano Vignati nel dare il benvenuto al pubblico, la giornalista del TG3 Lazio, Stefania Giacomini ha presentato la serata, illustrando il programma di questa prima edizione del festival e introducendo la finalità di questo prima evento: la raccolta fondi per il progetto “La Casa a Colori” dell’A.G.O.P. (Associazione genitori oncologia pediatrica dell’ospedale Gemelli di Roma.)
Ad accogliere il pubblico è salito sul palco anche monsignor Salvatore Del Ciuco e il sindaco Gabbianelli che ha dichiarato: “Una serata magica in cui, in questa nostra magnifica piazza San Lorenzo, si fondono note ineguagliabili, recitati unici e solidarietà di grande spessore.
Questo evento porta un livello artistico, umano e sociale che onora la città di Viterbo e che, sono sicuro, contagerà positivamente gli animi e i cuori delle comunità di riferimento degli spettatori”.
Il programma della serata si è aperto con l’inno nazionale a cui è seguita la sinfonia della Gazza Ladra di Rossini e l’intermezzo dalla “Manon Lescaut” di Puccini, brani eseguiti magistralmente dall’orchestra sinfonica di 52 elementi del Tuscia Operfaestival.
La platea, in cui sedevano molte autorità, tra cui il prefetto Alessandro Giacchetti e il presidente della Provincia Alessandro Mazzoli, è stata quindi rapita dalla narrazione di Solenghi che ha condotto tutti nella fiaba musicale più conosciuta al mondo: Pierino e il Lupo di Sergei Prokofiev.
Le sculture di Alberto Morucci, allestite in tutta la piazza e sul palco, hanno contribuito a creare un’atmosfera coinvolgente che ha incantato grandi e piccoli.
Tullio Solenghi ha voluto chiudere la fiaba dando la parola al Lupo che in questa versione diventa un po’ vittima di un Pierino “monello” ribaltando così il punto di vista dello spettatore.