Riceviamo e pubblichiamo - Gentile redazione,
ho letto su Tusciaweb l'ultima farneticante lettera del signor Peppe Sini del Comitato contro l'aeroporto di Viterbo.
Si parla di Attila alias Piero Marrazzo, si parla di distruzione del Bulicame (quando il Bulicame è già bello che distrutto, ma non certo per gli aerei), si parla di inquinamento acustico (quando lo scalo è fuori dal centro abitato).
Sinceramente ne ho le tasche piene di queste assurde prese di posizione, in nome di un ambientalismo che è solo un pretesto per far rimanere tutto come sta.
E' grazie a questa mentalità se Viterbo non ha avuto l'autostrada, la ferrovia, le industrie e tante altre occasioni di crescita.
E' grazie a questa mentalità se il turismo e l'università non si sono mai sviluppati più di tanto. E' grazie a questa mentalità se molti giovani sono costretti ad andarsene per trovare lavoro.
E' grazie a questa mentalità se la parola "Viterbo" viene da sempre associata a mediocrità, provincialismo, arretratezza, chiusura al mondo. Sono stanco di tutto questo e tanti altri lo sono.
Spero che l'aeroporto di Viterbo sia realizzato nel più opportuno dei modi e che porti vantaggi per tutti e non per poche persone.
Ma basta dire sempre e soltanto no. Il tempo delle stradine sterrate e dei carretti a cavallo è finito da un pezzo.
Di fronte alla cecità di questi "ambientalisti", che vorrebbero una città di ruderi e di orticelli, mi viene naturale dare il benvenuto ai novelli Attila che porteranno a Viterbo infrastrutture e sviluppo. Non sono certo loro a non far crescere più l'erba.
Cordiali saluti.
Francesco Mecucci