Riceviamo e pubblichiamo - Caro direttore,
sono Bruno Dei, sono uno psicologo.
Non sono solito intervenire spesso nel dibattito pubblico. Mi piace ascoltare.
Credo che troppa gente intervenga troppo, e spesso a sproposito, e fedele all’idea che il silenzio è comunque d’oro, per lo più preferisco tacere. Ma stavolta mi sembra che la situazione si sia fatta davvero critica (ridicola?) e mi sento di dover esprimere qualcosa che mi preme dentro.
Ovviamente mi riferisco all’aeroporto di Viterbo che, a quanto sento dire, pare promettere l’indiscutibile rilancio della nostra città che addirittura…- dovrà prendere il volo! Che dire? Cosa ci porterà l’aeroporto? Lavoro, sviluppo, progresso, modernizzazione, efficienza, e chi più ne ha, più ne metta.
Beh, non prendiamoci in giro, niente di tutto questo, naturalmente. Credo che l’idea sbagliata che sta alla base di queste discussioni vacue e fumose, buone solo per fare colorati manifesti urlanti, sia quella di ‘sviluppo’. Sviluppo di cosa?
Naturalmente solo dell’inquinamento, del disagio e del caos, urbano ed extraurbano. Del cemento, con, eventualmente, l’arricchimento solo per i soliti noti, che sono ben attrezzati per trarne un beneficio privato.
Sì, l’idea sbagliata è proprio quella di sviluppo.
Eppure, non dovrebbe essere difficile capire che ‘sviluppo’ è un concetto strettamente legato al territorio che dovrebbe esserne protagonista. Quindi alle sue vocazioni di base. E qual è (quale sarebbe) la vocazione di base di Viterbo? Il turismo? Il termalismo? E quale beneficio trarrà il termalismo da un aeroporto che sta a un tiro di schioppo dalle sue strutture? Solo il rumore e il caos, cioè l’esatto contrario di ciò che ad esso occorre.
Un aeroporto dovrebbe stare a venti chilometri, trenta, non certo a ridosso delle fonti o delle antiche mura della città, che in questo modo diverrà ancor più, se possibile, una ignota (ed ignobile) periferia della capitale; un non-luogo essa stessa, da attraversare senza nemmeno fermarsi.
Mi sembra che si tratti di un banale sillogismo che qualsiasi bambino capirebbe. Ma non è così stavolta, non per noi. Tutti a cantare le lodi del nascente nodo di traffico aereo a Viterbo, che ‘finalmente’ diviene una città ‘moderna’.
Ahimè, la modernità pare proprio non passi di qui, e con l’aeroporto si allontanerà ancora, con buona pace dei comitati promotori e di tutti coloro la cui facile tesi: ‘aeroporto = sviluppo’ nasconde solo una sostanziale povertà di idee rispetto a ciò che davvero sia, a cosa comporti, lo sviluppo.
Sviluppo è crescita e potenziamento dell’identità, non il suo snaturamento con una megastruttura che è proprio il caso di dirlo viene a cadere dall’alto.
Leggo oggi del ‘Pasolini ricchione’. Beh, ma qui non si può più proprio tacere! In fondo è anche qui la stessa questione.
Sono questi gli amministratori che dovrebbero portarci lo sviluppo? Ma sappiamo di chi stiamo parlando? Di uno degli intellettuali più alti che la nazione abbia avuto nel secolo appena trascorso, e che ha onorato, lui sì!, la nostra città e provincia di una considerazione che pare proprio non dobbiamo meritare.
Ci portano l’aeroporto, e allora sapete che vi dico? Grazie, ce lo meritiamo proprio.
Un caro saluto
Bruno Dei