Riceviamo e pubblichiamo - Crisi del settore ovicaprino, pastori a rischio d’estinzione. Questo è il grido d’allarme lanciato dalla Cia di Viterbo.
Il settore ovicaprino nella provincia di Viterbo ricopre un ruolo di primaria importanza per tutto il comparto agroalimentare, ma purtroppo le imprese agricole ovicaprine sembrano annaspare.
I fattori che determinano questa situazione sono principalmente tre: il prezzo del latte di pecora fermo da oltre 10 anni, i prezzi dei mangimi e dei foraggi in forte aumento e il crollo della produzione di foraggi e cereali per l’alimentazione del bestiame causata soprattutto dalla siccità della stagione. Una situazione insostenibile per le imprese agricole e per tutti gli allevatori di pecore e capre -secondo la Cia di Viterbo- il rischio fallimento per le aziende è alto.
Il settore della pastorizia rischia il tracollo con conseguente perdita di occupazione, di ricchezza prodotta, di tutela ambientale, di presidio del territorio rurale e delle zone marginali. Chiediamo che la Regione Lazio intervenga al più presto, magari con un progetto a sostegno del settore ovicaprino nell’ambito di un accordo interprofessionale che preveda interventi a favore dei produttori, dei trasformatori e della commercializzazione dei formaggi ovicaprini.
La prima cosa da fare è quella di istituire un prezzo regionale sul latte ovicaprino concordato. Come già fatto da altre Regioni. Sarebbe già un enorme passo avanti per la tutela di un settore per noi determinante.
E’ importante che si faccia sistema con tutto il territorio, per questo la Cia invita le autorità provinciali e regionali a sostenere gli allevatori che non riescono e non possono, da soli, affrontare l’emergenza della siccità. Chiediamo,infine, che venga concesso lo stato di calamità per la siccità di quest’anno, per aiutare seppur con una cura palliativa, i pastori viterbesi.
Cia