- Negli ultimi mesi è stato un susseguirsi di proposte avanzate ai Comuni per realizzare centrali a biomasse: Tuscania, Canino, Barbarano, Latera, più le centrali fotovoltaiche dell’Enel a Montalto di Castro e quella mega di Tarquinia.
Negli obiettivi ambientali europei, nazionali e regionali la riduzione delle emissioni di CO2 riveste un ruolo centrale in connessione col risparmio energetico e con lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili: questioni di fondamentale importanza per la Tuscia gravata dalla presenza del più grande polo energetico d’Europa.
Come debba avvenire, però, lo sviluppo delle fonti rinnovabili d’energia deve essere oggetto di dibattito tra le forze politiche, gli amministratori, i cittadini ed i corpi sociali intermedi.
In tale contesto l’ex Unione, che svolge funzioni di governo in numerosi Comuni, in Provincia e in Regione, non può sottrarsi al ruolo d’indirizzo che gli compete anche sulla politica energetica, che va sottratta all’estemporaneità e al mero interesse dell’iniziativa dei singoli imprenditori per essere coniugata con le esigenze della collettività.
Sotto la spinta dei cambiamenti climatici e delle loro cause è necessaria una profonda riflessione per l’aggiornamento del Piano Energetico Provinciale e di quello Regionale, nell’ambito dei quali le questioni accennate devono trovare soluzione.
Per i socialisti è necessario che lo sviluppo sostenibile si coniughi con la dimensione locale e che, ad esempio, la produzione energetica sia il più possibile distribuita sul territorio e non accentrata in mega impianti.
Teniamo presente che le potenze delle centrali a biomasse proposte in questi ultimi mesi nella Tuscia ammontano a 40 MW, cioè il 20% del potenziale massimo teorico previsto per tale fonte nell’intera Regione Lazio nell’anno 2020 dallo studio propedeutico al Piano Energetico regionale redatto dall’ENEA, mentre i consumi attuali di energia elettrica della provincia di Viterbo ammontano al 4,5% del totale regionale nei vari settori di utilizzazione (agricoltura, industria, terziario e domestico).
L’intervento della politica è necessario per evitare che l’utilizzo di una fonte energetica rinnovabile come le biomasse, se non bene impostato sotto l’aspetto del dimensionamento, della collocazione, di una precisa individuazione delle biomasse che si intendono utilizzare e della loro provenienza, sia destinato a suscitare il legittimo allarme tra le popolazioni, mettendone a rischio l’auspicato sviluppo.
Ciò è prioritario se pensiamo che per biomasse non si intendono solo materiali vegetali provenienti da coltivazioni, dalla lavorazione del legno e di prodotti agroalimentari o la parte biodegradabile di rifiuti provenienti da allevamenti animali, ma anche quella proveniente da rifiuti industriali e urbani.
Diventa, quindi, necessario autorizzare solo impianti localmente sostenibili in relazione alla potenza (che deve essere correlata alla produzione di biomasse del territorio), alle dimensioni dell’impianto, al livello di emissioni (sia dovute alla combustione che alla fermentazione di eventuali materiali organici depositati presso l’impianto), all’utilizzo di acque per il raffreddamento dell’impianto e allo smaltimento di quelle reflue, all’impatto acustico (sono impianti in funzione 24 oer al giorno), al trattamento dei rifiuti prodotti, alle modificazioni apportate all’agrosistema dal passaggio dalle colture attuali a quelle appositamente dedicate alla combustione nell’impianto, come il pioppo o la canna comune.
In base a quanto detto riteniamo che le potenze delle centrali proposte sul territorio della Tuscia, compresa quella ora ridotta di Barbarano, siano eccessive e non compatibili con la sostenibilità socio ambientale a cui deve accompagnarsi il necessario sviluppo delle energie rinnovabili.
Su questi temi, come sul piano dei rifiuti, deve svilupparsi un dibattito tra le forze politiche, ad iniziare da quelle dell’ex Unione che condividono la responsabilità di governo nei predetti livelli amministrativi locali e regionale.
A nome del Partito Socialista sottolineo, pertanto, la necessità di un’immediata convocazione di un apposito tavolo politico per offrire ai cittadini e agli amministratori di centrosinistra una posizione chiara ed un indirizzo uniforme su tutto il territorio provinciale.
Eduardo Gugliotta
Partito socialista