Riceviamo e pubblichiamo - Bene grazie signor Martinelli. Grazie per aver detto che l’aeroporto a Viterbo sarà solo una cattedrale nel deserto e che la Tuscia ha bisogno di ben altro.
La sua affermazione è una spinta in più per chi non ha paura di affrontare le sfide e ha la capacità di riconoscere e carpire le grandi opportunità quando queste si presentano.
Se la nostra stampa locale venisse diffusa fuori della nostra provincia, arrivando alle orecchie di molti grandi imprenditori che sulle capacità, sulle idee, sul lavoro hanno costruito il loro attuale successo, credo che le loro risate sarebbero così forti da arrivare fino a noi anche dalla lontana Pianura Padana, pur non avendo ancora la Tuscia quelle infrastrutture su ferro e su gomma necessarie a coprire in breve tempo distanze così lunghe.
Ma credo che anche qui, in una terra poco fertile per le idee imprenditoriali, ci siano quei professionisti, sicuramente intrepidi e volenterosi per avere avuto il coraggio di cimentarsi in un’attività autonoma da queste parti, in grado di capire l’ingenuità, sicuramente in buona fede, della sua convinzione.
Se lo Stato non ha più un soldo perché è stata fatta una politica scellerata da parte di chi doveva amministrarci con un po’ di coscienza, ma soprattutto con competenza, non significa che in Italia non si possa fare più niente.
Significa invece che forse è giunto il momento di mettere da parte uno Stato troppo invadente e troppo propenso a iniettare senza misura logiche politiche in un settore, quello economico, dove si parla un’altra lingua, vale a dire quella dell’efficienza.
Probabilmente chi ha gridato di gioia nell’apprendere che l’aeroporto si farà a Viterbo, non ha certo pensato di far conto sul salvadanaio di Padoa Schioppa, dato che dei tesoretti che ci sono entrati se ne è persa ogni traccia.
Probabilmente chi sta guardando con molte aspettative allo scalo aeroportuale, ha pensato ai capitali e alle capacità dei tanti validi imprenditori privati che si muovono a Viterbo e in altri parti d’Italia alla ricerca di opportunità di investimento profittevoli.
Il suo totale affidamento alle risorse del settore pubblico mi sembra un atteggiamento troppo comodo.
E’ facile aspettare che le casse dello Stato si riempiano con le tasse pagate dai cittadini per fare qualcosa.
Forse sarebbe meglio stimolare e coagulare intorno ad un valido progetto idee, impegno e lavoro, utilizzando quei capitali che l’economia, se lasciata libera di esprimersi, è in grado di produrre da sola, piuttosto che dire che l’aeroporto è una cattedrale nel deserto.
Non credo che il Ministro Bianchi abbia concesso così tanto tempo al tavolo tecnico istituito per valutare la localizzazione del terzo scalo aeroportuale del Lazio, per avallare infine un’opera “monca”.
Probabilmente Viterbo ha più bisogno dei collegamenti che dell’aeroporto, ma sicuramente senza il secondo i primi non arriveranno mai.
Le priorità fissate dal piano di sviluppo dell’Alto Lazio, dove l’aeroporto figura al quinto posto dopo il raddoppio della Cassia e il completamento della Trasversale, forse rispecchiano più l’urgenza di un’esigenza, piuttosto che la successione temporale della relativa realizzazione.
Tiziana Mancinelli
Responsabile Provinciale
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