Riceviamo e pubblichiamo - Era “acqua di tutti e per tutti” lo slogan che ha portato i sindaci di Viterbo e la Provincia ad affidare ad una società totalmente pubblica la gestione del ciclo delle acque.
La Talete nasce in virtù di un principio: “acqua bene comune”.
E per assicurare che questo principio fosse pratica, tutti i sindaci del Viterbese hanno approvato all’unanimità, senza differenza di colore politico, un nuovo statuto della Talete.
Questo statuto, approvato il 21 novembre scorso, contiene alcuni elementi di straordinario controllo delle spese: Il controllo analogo, cioè sapere costantemente come vanno i conti e poter intervenire per bloccare situazioni di spesa che potrebbero far lievitare i costi dell’acqua.
Costi che inevitabilmente ricadrebbero nelle tasche dei cittadini.
Il diritto di veto, anche da parte di un singolo Comune, per spese superiori ai 20 milioni di euro.
Lo statuto così approvato viene inviato alla soc. Talete per essere approvato nella prima seduta utile.
Ma il 29 novembre, l’assemblea dei soci Talete, vota ed approva uno statuto diverso da quello proposto e che non contiene i due elementi di garanzia tanto voluti dai sindaci.
Un atto di straordinaria incoerenza e contraddizione, visto che i sindaci sono gli stessi.
Perché il centrodestra ha voluto, in perfetta solitudine, assumersi questa responsabilità.
Ecco perché Bonori, Mazzola, Battisti ed altri sindaci sono usciti da quell’assemblea.
Ed ora l’acqua è senza controllo, la società può fare ed i Comuni saranno chiamati esclusivamente per approvare i bilanci, dove saranno possibili solo due strade: pagare i conti o far fallire la società e conseguentemente il processo dell’acqua pubblica, aprendo la strada ai privati.
Questo non lo permetteremo e dunque per martedì abbiamo voluto chiamare tutti i sindaci per riportare coerenza al processo.
Decideremo tutti insieme le azione da intraprendere, con una certezza: azzerare tutto, riapprovare lo statuto legittimo e ripartire da questo.
Pronti a qualunque azione dimostrativa per non dare in ostaggio i nostri cittadini e trasformarli da proprietari del bene a consumatori paganti.
I sindaci di Acquapendente, Bomarzo, Canepina, Canino, Castiglione in Teverina, Corchiano, Faleria, Marta, Tarquinia, Vignanello.