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Il presidente Talete Fraticelli
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- L’incredibile vicenda dell’assemblea dei soci di Talete che ha portato alla nomina di un Consiglio di amministrazione, espressione di una sola parte politica, da il senso del degrado che contraddistingue il dibattito pubblico attorno a questioni di fondamentale importanza per il territorio.
L’occupazione del potere diventa l’unico parametro su cui tarare una finzione di confronto pubblico che, mai come in questi giorni, è apparso in contraddizione con le ragioni di fondo che qualche anno fa ci portarono a costruire una capillare vertenza territoriale in difesa dell’acqua pubblica.
Unità territoriale e di comunità (con qualche sindaco, i comitati, la Cgil, le associazioni, qualche partito) contro i sostenitori del “mercato è meglio” che, nel centrodestra e nel centrosinistra, avevano deciso che l’acqua della provincia di Viterbo dovesse essere gestita per trenta da un soggetto privato. Questo fu il senso di una vicenda che ci consentì di difendere l’acqua pubblica e di sperimentare un inedito modello gestionale.
Mi pare che le vicende di queste ore, oltre ad offrire una rappresentazione grottesca dell’uso dei “pallottolieri”, ci parlino della rivincita di una idea di politica che non ha nessun interesse a difendere l’acqua come bene comune. Quel che conta è mettere le mani su un carrozzone che può garantire privilegi e consensi.
Di questo parla il colpo di mano dell’altro giorno con il quale è stato nominato il nuovo Consiglio di Amministrazione contro ogni idea di rappresentanza democratica.
Di questo parlano la “vittoria di Pirro” della destra e le trattative sotterranee (tra chi? E in rappresentanza di chi?) di queste ore per trovare uno sbocco alla situazione di impasse.
Di questo parlano: la decisione di approvare l’aumento di capitale, da parte di Sindaci che si ostinano a non versare le quote alla Talete ( è normale che il sindaco di Bassano Romano, nel pomeriggio di giovedi abbia votato l’aumento di capitale “per fare fronte alle spese” della Talete, e la sera, in occasione della discussione sull’assestamento di bilancio, abbia rinviato al 2008 il pagamento della quota 2007 spettante al suo Comune?) e l’approvazione di uno Statuto della società pubblica, diverso rispetto a quello approvato dall’assemblea dei Sindaci dell’Ato, e che, di fatto, annulla il ruolo delle comunità locali e delle loro rappresentanze democratiche.
Chi ha autorizzato De Luca a votare uno Statuto che affida l’intera gestione al Consiglio di Amministrazione e azzera i poteri di controllo dei Sindaci e dei cittadini? Chi ha autorizzato il Sindaco di Bassano Romano a sostenere l’approvazione di uno Statuto che lega le mani ai Comuni anche rispetto alle scelte di politica tariffaria?
L’autoconvocazione per domani di alcuni Sindaci che hanno annunciato azioni di protesta, anche clamorose, contro questa situazione è un fatto importante che va sostenuto, con il coinvolgimento di tutti coloro che pensano che la gestione pubblica dell’acqua sia qualcosa di più importante e più complesso di una corsa all’occupazione di qualche poltrona.
Per parte nostra chiediamo che il Sindaco di Bassano Romano, al di là delle ragioni che lo hanno spinto a sostenere il colpo di mano della destra, si aggiunga alla protesta dei Sindaci autoconvocati per chiedere l’azzeramento delle decisioni assunte dall’assemblea dei soci di Talete del 29 novembre.
Giancarlo Torricelli, consigliere comunale Bassano Romano