Riceviamo e pubblichiamo - "È giusto", "non è giusto", "l'acqua è di tutti", "questo è uno schifo", "faremo ricorso al Tar", sono volate parole grosse, si è visto e sentito di tutto e di più in questi ultimi due giorni in riferimento alla vicenda Talete.
Il centrodestra ha deciso di procedere alla elezione del nuovo consiglio di amministrazione anche senza accordo concertato tra le parti politiche, il centrosinistra ha gridato allo scandalo ed ora prepara il ricorso al Tar.
Si sa che la ragione sta sempre nel mezzo, questa volta il detto popolare non trova conforto nella realtà delle cose.
La colpa, mi sento sereno nell'affermarlo, di un accordo non trovato va ricercata nella prepotenza e nell'arroganza di chi ancora pretende di fare la politica dei numeri.
I numeri hanno tratto in inganno il presidente della Provincia Mazzoli il quale, convinto di essere il più forte, ha cercato di fare quanto di più sbagliato la politica può fare, imporre se stesso su tutti gli altri scordandosi che l'elemento in questione, l'acqua, non può essere soltanto cosa del più forte.
Mazzoli, infatti, forte dei suoi numeri si è presentato all'incontro per la trattativa con la sua proposta, le cinque posizioni del consiglio d'amministrazione dovevano essere, cioè, così divise: congelare l'incarico del direttore generale, assegnare al centrosinistra il presidente, l'amministratore delegato ed un consigliere, assegnare al centrodestra un solo consigliere!
Una proposta indecente che esprime in tutta chiarezza la prepotenza e l'arroganza di chi l'ha formulata. Mazzoli ha cercato di fare "l'asso pigliatutto" e quell'asso, di bastoni, gli è tornato indietro per una gran bastonata tra capo e collo, cioè proprio lì dove fa più male.
Ora la supponenza travalica il limite della misura con il ricorso al TAR, magari pagato con i soldi pubblici, con il quale si vorrebbe cercare di invalidare una democratica elezione!
Il presidente basa il suo ricorso sul fatto che la Provincia è stata fatta partecipare al voto con il dieci per cento delle quote (come previsto da statuto), lui avrebbe voluto votare con il quattordici in virtù del fatto che alcuni comuni, non avendo ritirato ancora le quote, hanno posizionato ancora temporaneamente le stesse in Provincia.
Il presidente sta commettendo l'ennesimo errore di matematica, tutti i Comuni in questione sono di centrodestra. Se anche dovesse vincere il ricorso, e la cosa non è affatto scontata, i Comuni suddetti ritirerebbero le loro quote e lui non avrebbe comunque la maggioranza, anzi gli equilibri si sposterebbero sensibilmente lontano da lui. Unico risultato sarebbe quello di aver speso soldi pubblici e ulteriormente esasperato gli animi.
Al presidente non è passato minimamente in testa di cercare ancora oggi il dialogo, sicuramente possibile, con la controparte al fine di riequilibrare il consiglio d'amministrazione, ma ostinatamente continua a voler fare il più forte.
Non è questa la strada giusta per fare il bene della comunità, non è con la prepotenza e con l'arroganza che si può imporre di essere i più forti in casi come questo, soprattutto se prima non si e andati a prendere un bel po' di lezioni di ripetizione di matematica.
Francesco Bigiotti
Capogruppo UDC Provincia