Riceviamo e pubblichiamo - Caro direttore,
intervengo nel dibattito agostano sull’aereoporto di Viterbo per ribattere alla sconfortante facile ironia con cui è stata liquidata la proposta, a mio parere intelligente e approfondita, di localizzarlo nei pressi di Tarquinia.
Al di là delle battute, infatti, il suggerimento della presidente dei giovani imprenditori mi sembra assai più serio e convincente della posizione ufficiale che promuove un sito palesemente inidoneo, posto com’è a pochissimi chilometri dal centro cittadino, non lontano da quello dell’Ipercoop scherzosamente indicato da un lettore distratto.
Si vede quindi come ci sia ben poco da ridere ma piuttosto sia opportuno riflettere prima che sia troppo tardi.
A tal proposito, sarei curioso di sapere quali sono i motivi di merito che tolgono validità ad una soluzione che lo collochi in più aperta campagna, magari tra Viterbo e Tarquinia vicino alle infrastrutture da realizzare o da ultimare elencate dalla Pecugi.
Del resto, tutti gli aereoporti più conosciuti sono situati a distanza dai centri che sono destinati a servire, ciò proprio nell’ottica della loro migliore valorizzazione.
Per la città di Viterbo è indubbio che la realizzazione dell’aereoporto nel sito attualmente sponsorizzato, per la sua vicinanza al centro cittadino, porterebbe con se’ il rischio di una compromissione dell’ambiente: questo è un argomento reale, un dato oggettivo difficilmente smentibile dalle affermazioni non dimostrate del comitato per l’aereoporto e dell’amministrazione comunale, specialmente se si considera il volume di traffico aereo che la struttura sarà destinata ad ospitare.
In questo senso, quindi, mi appare assolutamente opportuna l’individuazione di una soluzione alternativa in grado di escludere conseguenze negative e di esaltare i benefici.
Una pregiudiziale chiusura ad ipotesi in grado di garantire il raggiungimento dello scopo col minore sfruttamento delle risorse territoriali sarebbe miope, in quanto significherebbe accettare la possibilità di un definitivo colpo di grazia alla città d’arte, alla sua vocazione turistico-termale oltre che il rischio di un grave attentato alla salute dei cittadini.
Non voglio pertanto dilungarmi oltre: avanzo solo l’auspicio che una decisione tanto importante per il futuro di Viterbo sia anche l’occasione per una crescita di consapevolezza e senso di responsabilità che valuti l’interesse pubblico prima dei rilevanti interessi in gioco.
Cordialmente
Roberto Bruno