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Peparello
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- Una schiarita per la somministrazione di alimenti e bevande. In attesa delle norme di attuazione delle legge regionale n. 21 del 2006 (sulle attività di somministrazione di alimenti e bevande), i Comuni potranno adottare dei criteri per il rilascio delle autorizzazioni e lo sviluppo delle attività di somministrazione.
Il 16 luglio la commissione regionale competente, ha esaminato positivamente e votato all’unanimità la proposta di delibera dell’assessore alle piccole e medie imprese.
Proposta che concerne i criteri che i Comuni possono adottare per rilasciare le attività di somministrazione (come previsto all’art. 4 della legge regionale). La delibera sarà pubblicata sul Burl.
Positivo il commento degli addetti ai lavori, anche se la delibera emanata non sostituisce le norme di attuazione della legge che sono in ritardo. “Un atto opportuno commenta il presidente della Confesercenti Vincenzo Peparello , tra l’altro concertato, e al quale hanno lavorato i responsabili delle associazioni di categoria, sindacali e dei consumatori a livello regionale”.
Opportuno perché mette in qualche modo in grado le amministrazioni comunali di programmare, pianificare e riequilibrare la rete dei pubblici esercizi. “Infatti dice Peparello, che è anche il responsabile regionale del turismo della Confesercenti Lazio la delibera parte dal presupposto di assicurare la migliore funzionalità e produttività dei pubblici esercizi; nonché persegue un equilibrato rapporto tra domanda e offerta”. La delibera demanda ai Comuni la determinazione dei criteri di sviluppo delle attività di somministrazione.
“Ora riprende la palla, una volta avvenuta la pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione, passa ai Comuni. Che dovranno concertare con le organizzazioni di categoria, i sindacati e le associazioni dei consumatori, e dovranno dotarsi di veri e propri piani di sviluppo, adeguamento e razionalizzazione della rete dei pubblici esercizi”.
E continua: “Nell’adottare i piani, i Comuni dovranno tener conto di indirizzi generali di cui, secondo noi, i più importanti sono: la migliore fruibilità del servizio offerto, in ogni parte del territorio comunale; salvaguardare e riqualificare zone di pregio storico, artistico, ambientale anche attraverso la presenza dei pubblici esercizi; sostegno all’avvio di nuove attività in zone che manifestano fenomeni di desertificazione, in particolare nei comuni montani e nei centri minori; garantire l’equilibrio tra lo svolgimento dell’attività di pubblico esercizio e le esigenze di tutela e promozione, con particolare riferimento ai centri storici”.
I Comuni, nell’adottare i piani, possono tener conto di parametri numerici o indici di servizio limitatamente alle zone del proprio territorio rapportati ai livelli di domanda di consumo, tali da garantire il corretto svolgimento della libera concorrenza. E ancora. I Comuni dovranno garantire l’equilibrio tra le esigenze di salvaguardia delle zone di pregio storico-artistico e aspetti di saturazione della rete dei pubblici esercizi.
Inoltre, nel fissare i criteri, le amministrazioni non possono fissare limiti di ampiezza, distanze tra esercizi, né prevedere autorizzazioni per l’ampliamento; fermo restando il rispetto degli standard urbanistici ed edilizi, e le prescrizioni igienico-sanitarie.
“L’auspicio conclude è che i Comuni si adoperino da subito per adottare i piani. Con l’obiettivo di ridare slancio a un settore strategico e vitale per lo sviluppo del territorio e i livelli occupazionali. Ricordo che il settore è l’unico in controtendenza nel Lazio: infatti è il solo che assorbe manodopera espulsa dagli altri settori in crisi.
Per quanto riguarda la Confesercenti Viterbo, come già in passato, collaboreremo con i Comuni nel predisporre gli strumenti di programmazione. A settembre è in programma già la seconda parte del seminario con i responsabili degli uffici commercio delle amministrazioni. Al seminario precedente erano presenti 56 comuni su 60”.