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Riceviamo e pubblichiamo
- La “Telenovela” del canile purtroppo continua e secondo noi con un finale amaro per i lavoratori.
Dopo il sequestro del canile da parte della magistratura e, l’affidamento temporaneo al comune, tutti si sono affrettati per trovare soluzioni idonee ai circa quattrocento cani ospiti.
Infatti l’assessore preposto annunciava che la soluzione trovata era quella giusta; cioè affidare il canile ad una associazione di volontariato.
Sugli organi di stampa si sono lette cose da” libro cuore”, da parte della società di volontariato che giustamente ricordava che nella struttura lavorano sei persone e che vanno garantite.
Ad oggi dai buoni propositi non sono susseguiti i fatti.
Dal momento del sequestro. cioè dal 27 luglio, che i lavoratori (da noi già denunciato) lavorano senza contratto, con il rischio di ricevere nella prossimità del ferragosto una bella lettera di licenziamento.
Questi lavoratori dovevano essere assunti al momento dell’affidamento del canile.
Perché il Comune si è affrettato ad affidare il canile scordandosi dei lavoratori?
Questa storia, ripetiamo rischia di avere un finale amaro per i lavoratori che sono diventati l’anello piu’ debole dell’intera vicenda.
Il comune perché non si è interessato della sorte dei lavoratori?
Questi lavoratori lavorano nel canile da anni e dopo l’intervento del sindacato sono riusciti a migliorare le loro condizioni, sia lavorative (rispetto delle norme di sicurezza ) sia economiche (applicazione del contratto di lavoro), oggi rischiano di rimanere per strada come cani randagi.
Ricordiamo che è un dovere etico accudire e sfamare gli animali.
E’ anche un dovere sancito dalla costituzione italiana garantire un lavoro per sfamare le proprie famiglie.
Per chiudere con un lieto fine questa incresciosa storia oltre a sfamare i cani non vanno affamati i lavoratori e le loro famiglie.
Il segretario generale Fisascat Cisl
Giorgio Petroselli