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Sandro Mancinelli
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Riceviamo e poubblichiamo
- Vecchia e sbagliata è l’idea che la competizione possa articolarsi sulle cordate e non sulla politica.
Il processo costituente è chiamato a definire compiutamente l’ispirazione ideale e programmatica del PD.
Non si elegge solo un segretario e Veltroni non è il candidato unico.
Ai nastri di partenza ce ne sono altri, e pure con un profilo ed un peso politico di rilievo, e tutte le candidature raccolgono adesioni che superano passate appartenenze e sollecitano una nuova partecipazione.
La competizione è vera, nulla è scontato, le carte sono mischiate, mi piace pensare che ognuno ci va in proprio, senza reti. Ed è singolare invece che una obiezione a riguardo provenga da chi s’è pronunciato “a prescindere”, quando ancora il quadro delle candidature era assolutamente aperto.
Ieri l’altro Egidi ha fatto una proposta al gruppo dirigente allargato, riproponendo l’indicazione dell’esecutivo nazionale. Se non ho capito male, non ho avvertito distinguo in quella sede.
E comunque oltre a questa indicazione largamente condivisa di raccogliere unitariamente quanti si riconoscono nella piattaforma del Lingotto, si delineano già altri sostegni alla candidatura Veltroni.
Ma si prospettano sulla base di sensibilità espresse nelle liste civiche, generazionali, ambientaliste, di quella sinistra che intende partecipare coi temi autonomi esposti nella fase congressuale.
In questa veste saranno apporti positivi, che arricchiranno il confronto e la definizione di una proposta politica leggibile, perché dovrà dire senza approssimazioni ai cittadini cosa vuole e come lo farà.
Veltroni stesso come giustamente prevede il regolamento dovendo legittimarli - ha invece escluso l’avallo ad una confusa conta di potentati. Altro che PD.
Parroncini, Arcangeli e altri ritengono di essere portatori di un ulteriore contributo politico originale, che necessita di una propria autonomia? Se è così, va bene. Ma dicano qual è.
Perché il carattere Democratico è già esplicito nel PD e la Lazialità una categoria un po’ indistinta, più da tifo calcistico. Se dobbiamo distinguerci dobbiamo far capire le differenze vere, se ci sono.
Altrimenti rischiamo di fare tanta confusione, che non ci manca certo, e perdiamo il senso profondo di quello che stiamo facendo per il Paese.
Quanto alla vicenda capogruppo a Palazzo dei Priori Giulia sa di avere un mandato a convocare d’intesa cogli altri capogruppo la riunione dei consiglieri.
Quella è la sede deputata, democraticamente, a fare scelte politiche di competenza e poi le attribuzioni di ruolo più utili.
E’ un passaggio al quale ci chiama il comitato 14 ottobre a cui insieme non mancheremo.
Peraltro la mia opinione sul come si procedere a riguardo non è un segreto.
Sandro Mancinelli