Viterbo - Lettere - Scrive Stefano Stefanini
"Orte Scalo ricorderà l’eccidio del 29 agosto 1943"
29 agosto 2007 - ore 0,45
Riceviamo e pubblichiamo - Orte Scalo ricorderà l’eccidio del 29 agosto 1943, con una cerimonia religiosa e civile.
I giovani di allora, che vissero le distruzioni della guerra, ed i giovani di oggi verranno esortati a creare i presupposti morali per una vera cultura di pace - in questo periodo di troppi conflitti nello scenario internazionale - per esprimere concreti atteggiamenti di accoglienza e di solidarietà nella società civile.
La ricostruzione del bombardamento nei brani del volume “La lunga notte e l’alba 1943-1944”, il Diario di Guerra dello scrittore Mario Pucci, autore dei libri “Guerra a primavera” e “Orte Scalo….ricordo”.
Mario Pucci, che visse direttamente, con tanti giovani di allora, l’esperienza della guerra e della ricostruzione di Orte Stazione, ha scritto il Diario di Guerra “La lunga notte e l’alba: 1943-1944”, un libro che non dovrebbe mancare nelle biblioteche scolastiche e nelle famiglie, per ricordare tutti insieme: nonni, genitori e figli le distruzioni e le ferite della guerra e la volontà positiva della Ricostruzione morale e materiale della nostra città.
Con uno stile scarno e profondo, Mario Pucci narra:
“Il 29 agosto 1943 iniziò come una giornata perfetta. Aria mitigata dai temporali, cielo azzurrissimo, serena quiete del giorno domenicale.
Ma a metà mattina suona l'allarme. Solito esodo frettoloso ma non troppo, corsa in collina tra schiamazzi e fresche risate. Sarebbe durato poco, poi tutti di ritorno a casa.
Ecco il rumore in avvicinamento dei bombardieri che tutti credono come al solito di passaggio. Invece, arrivati gli aerei, qualche cosa di nuovo e di orribile accadde.
Un urlo tragico immenso disumano squarcia l'aria, insieme a boati enormi e profondi in rapida successione. Polvere e fumo oscurano il sole, piovono massi, tronchi d'albero, rami e foglie lacerate. E' il finimondo, il caos.
La sera un centinaio di corpi senza vita, dilaniati e sfigurati, di ogni età e condizione, fanno da tappeto al pavimento della chiesa rimasta miracolosamente quasi intatta, e con i soccorritori, si aggira un Padre Geremia stravolto dal dolore e stremato dalla fatica. Erano tutti suoi figli. Mai avrebbe immaginato che la "sua" chiesa sarebbe stata per tanti di loro l'ultimo rifugio.
Molti i feriti gravi che sarebbero morti la notte e nei giorni seguenti. I bombardieri avevano appena sfiorato gli obbiettivi militari: le bombe erano cadute, nei pressi della stazione ferroviaria, sulle case civili e soprattutto sulla collina e nella piana del fiume.
Mario Pucci annota sul suo diario fatti drammatici e ordinari, personaggi, sensazioni, ricordi di un contatto diretto con la violenza, i momenti di solidarietà tra sfollati nelle campagne e nei centri abitati di Orte e Vasanello, la lenta ripresa della vita normale dopo la Liberazione e la voglia di ricostruire una vita sulle macerie della guerra.
Nel febbraio 2005 conferita la Medaglia di Bronzo al Valor Civile.
Ricordiamo che nel 2005 fu conferita al Comune di Orte la Medaglia di bronzo al Valor Civile, in memoria del sacrificio delle vittime del bombardamento subito da Orte Scalo il 29 agosto 1943.
L’istanza alla Presidenza della Repubblica era stata presentata dal Comitato, presieduto da Enrico Bernardini scomparso da due anni, lasciando un vuoto di entusiasmo e di iniziativa con la sua memoria storica - per il tramite del Comune di Orte.
Nella motivazione del Decreto di concessione si legge che “La medaglia di bronzo rappresenta un tangibile riconoscimento al sacrificio di numerose vittime civili dei bombardamenti dell’ultimo conflitto, dai quali è derivata la quasi totale distruzione dell’abitato e delle strutture industriali e commerciali di Orte Stazione”.
Ricostruiamo i fatti. Il 29 agosto 1943, nella mattinata di un’assolata domenica, Orte Scalo subisce un drammatico bombardamento, concentrato sulla stazione ferroviaria e, per errore, sulle abitazioni civili.
Le bombe provocarono 114 vittime innocenti, che furono accolte nella chiesa. Il parroco-costruttore della chiesa di S. Antonio, P. Geremia Subiaco, rimasto solo, veglia le vittime in chiesa, di fatto consacrata con il sangue degli stessi fedeli che avevano affiancato il parroco nella sua prodigiosa edificazione.
P. Geremia, per volontà unanime della popolazione, fu successivamente nominato presidente del Comitato per la Ricostruzione.
L’esempio che ci viene dalla popolazione e da P. Geremia è quello della volontà di perseguire il miglioramento del presente, costruendo giorno per giorno la comunità civile e religiosa locale su solide basi di laboriosità, solidarietà e spirito di collaborazione.
Che tutti prendano esempio da questi eventi di sofferenza e di devastazione per ripudiare ogni forma di violenza e di guerra distruttrice !
Stefano Stefanini
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