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Giulio Marini |
Riceviamo e pubblichiamo
- Qualche giorno fa avevo rivolto un invito tramite stampa all’amministratore delegato di Raynair, Michael O’Leary, a confrontarci sull’ipotesi Viterbo, convinto che, una volta abbandonata l’idea di Ciampino, gli operatori del segmento low cost nel guardarsi intorno alla ricerca di un’alternativa laziale, non avrebbero tardato a fare due conti su una serie di possibilità: il risparmio di carburante, la concorrenza praticamente inesistente di scali adiacenti, la presenza di opportunità di investimento ad alto ritorno sui capitali impiegati, un vasto territorio a cui offrire il servizio erogato, le sinergie realizzabili con il porto di Civitavecchia.
Tutte condizioni essenziali per poter avere buoni profitti, ma soprattutto riuscire a mantenere basse le tariffe applicate agli utenti del servizio.
Tariffe low cost, appunto, il presupposto economico da cui nasce questo tipo di traffico aereo e che non ammette sprechi di sorta.
Pertanto nell’apprendere dal Sole 24 ore che le principali compagnie aeree low cost strizzano l’occhio a Viterbo e che O’Leary sia disposto ad investire sul terzo scalo aeroportuale, sono stato veramente felice anche se, devo dire, non troppo stupito.
Forza Italia ha creduto, sempre, fin dalla prima ora, nel fatto che Viterbo aveva le carte in regola per diventare a pieno titolo il terzo scalo aeroportuale del Lazio, per indubbi fattori di vantaggio, sia tecnici che economici.
E lo abbiamo dimostrato.
Abbiamo portato la causa del nostro territorio al Parlamento, con un disegno di legge, e tra la gente, che a migliaia hanno firmato a favore dell’aeroporto, dicendoci andate avanti così, noi vogliamo che questa città cresca.
Quando abbiamo assunto una posizione politica a favore dell’aeroporto però, non lo abbiamo fatto solo perché lo riteniamo una formidabile opportunità di crescita e di sviluppo, ma anche e soprattutto perché abbiamo visto un progetto concretamente e fattivamente realizzabile, e da questa certezza è nata la nostra ferma determinazione.
Ce lo aveva detto l’Enac, da un punto di vista tecnico.
Oggi, finalmente, ce lo chiede anche il mercato.
Ebbene credo che la tanto attesa risposta sulla diatriba del terzo scalo aeroportuale del Lazio si stia scrivendo da sola, in una lingua comprensibile a tutti, sempre che la si voglia leggere, quella della fattibilità tecnica e dell’opportunità economica.
Le novità di questi giorni accendono ancora di più il nostro entusiasmo, dandoci una forte spinta ad andare avanti in questa direzione, facendo squadra tutti insieme come è avvenuto finora.
Senatore Giulio Marini