 |
Marco Prestininzi
|
Riceviamo e pubblichiamo
- Tra i principali argomenti che trovano ampio spazio nelle pagine dei giornali e nei dibattiti pubblici in questa calda estate viterbese vi è sicuramente quello dell’ipotetica realizzazione del terzo aeroporto di Roma nel territorio della Tuscia.
I sostenitori dell’aeroporto adducono numerose motivazioni a sostegno della scelta di Viterbo come sede del terzo scalo civile del Lazio.
Nessuna però mette in discussione l’attuale prevalente modello di sviluppo mondiale nell’ambito del quale si moltiplicano tutte le attività economiche, come quelle esercitate dalle compagnie aeree low cost, che contribuiscono pesantemente all’incremento delle emissioni di diverse sostanze inquinanti e di CO2 (anidride carbonica), principale responsabile, ad elevate concentrazioni, del riscaldamento globale del nostro pianeta.
In ordine alla CO2, la Commissione europea ha approvato una direttiva che prevede anche per l'aviazione civile il sistema europeo di scambio delle quote di emissioni di gas a effetto serra.
La direttiva entrerà in vigore dal 2011 per i voli all'interno dell'Unione e successivamente riguarderà tutte le rotte con partenza o arrivo sul territorio Ue.
Tale normativa punta a limitare l’incremento del numero dei voli in modo da contribuire alla lotta alle cause dei cambiamenti climatici e dei disastri ambientali.
Invero i capofila dei sostenitori dell’aeroporto a Viterbo tengono apparentemente in considerazione le indicazioni testé menzionate tanto che, dati tecnici alla mano, ci spiegano che il futuro aeroporto della Tuscia sarebbe il sito ideale dei voli per e dal Nord Europa con evidente significativo risparmio di carburante e minor produzione di CO2 rispetto alle tratte verso tutti gli altri siti laziali in gioco, ubicati più a sud.
Se le cose stessero veramente così, sarebbe sbagliato opporsi allo scalo viterbese perché oltre ad una possibile crescita in termini economici e di occupazione (da dimostrare), l’opera contribuirebbe, almeno a livello regionale, alla riduzione delle attuali emissioni di agenti inquinanti.
Purtroppo le cose non stanno così: non esiste una volontà di istituzioni nazionali o locali, di studiare, pianificare e razionalizzare il carico di voli tossicologicamente ed ecologicamente sostenibili dall’ambiente laziale.
Ciò avviene perché, progressivamente e inesorabilmente, la Politica con la “P” maiuscola perde il primato e cede i passo ai diktat del liberismo economico e delle sue oligarchie.
Risulta davvero difficile negare che il modello di sviluppo basato sulla crescita economica, sulle guerre per l’accaparramento delle risorse strategiche e sul continuo incremento del Pil stia generando, a livello planetario, un progressivo depauperamento delle risorse, un preoccupante degrado ambientale e un insopportabile stato di sofferenza per miliardi di donne, uomini e bambini.
Il presidente della Provincia, il sindaco di Viterbo, i rappresentanti e i quadri del mondo imprenditoriale, nell’entusiastica adesione e promozione dell’aeroporto omettono di dirci che a fronte di una probabile riduzione di circa il 25% degli attuali insostenibili 140 voli giornalieri con 5 milioni di passeggeri all’anno che decollano e atterrano a Ciampino, è previsto e già finanziato, con i primi 25 milioni di euro erogati dall’ENAC, un ampliamento dell’aeroscalo di Fiumicino per portare il traffico dagli attuali 32 milioni di viaggiatori a circa 45 milioni nel 2011.
Dunque l’eventuale realizzazione di una terza aerostazione nel Lazio, ovunque si faccia, comporterebbe comunque un complessivo incremento e non un abbattimento delle emissioni di CO2.
Evitino quindi le nostre autorità locali di dispensare rassicurazioni in ordine alla compatibilità dell’opera con la salute dei cittadini e con la sostenibilità ambientale.
Marco Prestininzi
Consigliere Comunale di Viterbo
del Partito della Rifondazione Comunista