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Marcello Meroi |
- Meroi è amareggiato ma non demorde. L’esclusione dai primi posti sicuri della lista An per la Camera - Lazio 2 è stata una brutta botta, ma non gli ha tolto la serenità tanto da festeggiare il suo compleanno, come ogni anno, con gli amici.
Ma insomma cosa è successo?
“Quando ci è stata presentata nuova legge elettorale - racconta Meroi -, Fini ci spiegò anche i parametri per la formazione liste. Venivano prese in considerazione le presenze, alla Camera e in commissioni, e qualità del lavoro svolto dai parlamentari. Questo ci ha fatto superare le perplessità sulla legge che non prevedeva le preferenze. Per esser chiari: sapevamo che la legge era discutibile. Ma sapevamo anche che non c’erano i tempi tecnici per ridisegnare i collegi. Cosa inevitabile, se si fossero reintrodotte le preferenze. Quando poi parlavo con i vertici del partito mi si davano assicurazioni, proprio per la valutazione positiva del lavoro svolto. Il mio operato, indubbiamente veniva apprezzato”.
E allora come è potuto accadere che è finito al settimo posto?
“Sono stati inseriti i consiglieri regionali eletti e non. E questo ha cambiato la lista. Sono stati inseriti in ottime posizioni. Come ad esempio Rampelli. E io sono arretrato”.
E le questioni di corrente hanno inciso?
“Si fa un bel dire che le correnti non esistono, ma la realtà è che anche questo fattore mi ha penalizzato”.
Ma come valuta la sua posizione? C’è ancora una speranza di elezione...
“Se si fa una analisi la mia posizione è la quinta. Con Fini e la Meloni che saranno eletti in altre circoscrizioni e non credo certo che opteranno per il Lazio 2. Se si vince, poi, chi andrà a ricoprire ruoli di governo, è stato stabilito che lasci il seggio, come ha spiegato Fini in una nota. Se si perde male entrano i primi tre e io sarei fuori. Se invece si perde con un buon risultato dovrebbero entrare i primi quattro. E anche in quel caso ci sarebbe la possibilità di entrare se qualcuno scegliesse di ricoprire altri ruoli. Rampelli potrebbe entrare come deputato europeo”.
Ma non avevate valutato che questo sistema elettorale vi toglieva qualsiasi voce in capitolo?
“Avevamo certamente chiaro che le decisioni sarebbero state prese dalle segreterie di partito. Ma ritenevamo che i criteri adottati potevano garantirci. Va anche detto che un 45 per cento dei parlamentari, grosso modo, non è stato riconfermato. Sono fuori anche molti giovani in gamba. Certo nessuno pensava che saremmo stati tutti riconfermati”.
Ma lei come l’ha presa?
“Senza ipocrisie, non posso che dire che sono amareggiato. Non per questo mi tiro fuori. Faccio politica da 14 anni. Ho vissuto momenti positivi e negativi. La voglia e la mia esperienza mi porta a continuare ad impegnarmi. Credo di poter dare molto al partito. Credo di rappresentare qualcosa nel mio territorio. Ho avuto anche un colloquio con Fini che mi ha confermato la sua fiducia proprio per quello che rappresento. Ed ha fatto proprio riferimento alla lunga esperienza politica. In ogni caso, nessuno, dentro e fuori dal partito, pensi che mi faccia da parte”.
Non merita una riflessione anche la situazione di An nel Viterbese...
“Dovremo fare una valutazione dopo elezioni. Anche alla luce dell’autosospensione di Michele Bonatesta. Una cosa dovremo chiarire: che non si può vivere di litigi e scontri continui. Non porta nulla a nessuno. Lo abbiamo verificato.
Dovrà essere rafforzato il dialogo interno”.
Cosa pensa dell’autosospensione?
“Mi sembra che sia una interpretazione corretta dello statuto del partito”.
Ha parlato con Bonatesta dopo l’esclusione?
“In realtà non abbiamo mai smesso di parlarci. Ci siamo tenuti in contatto fin da domenica quando l’uscita dell’uno è sembrato che avesse comportato l’uscita dell’altro. Indipendentemente dalle diversità di tipo politico, poi, riesco ancora a tenere distinto il rapporto personale. Non ho condiviso le scelte politiche di Michele, ma non vedo perché non dovrei parlarci. Mica siamo bambini”.
Ma è vera la storia della fantomatica candidatura di Giancarlo Gabbianelli che l’avrebbe danneggiato?
“I sindaci che non si erano dimessi al 6 febbraio non erano eleggibile. Quindi era una cosa del tutto campata in aria. Inventata da chi voleva creare problemi o da chi non conosceva la legge”.
Ma è in in rotta con Gabbianelli?
“No, non c’è nessun motivo di rottura. Non abbiamo una assidua frequentazione solo perché siamo impegnati in ruoli diversi”.
E ora...
“Per il momento mi sono preso qualche giorno di riposo, domenica sera torno a Viterbo. E sarò in campagna elettorale, come qualsiasi militante di An”.
Come è stata presa la cosa in famiglia?
“Con amarezza. Mia moglie non, che sa come ho lavorato, non pensava che io meritassi questo trattamento.
L’ha presa male, ma forse ora mi vedrà un po’ di più. Mio figlio mi ha detto che ora rimarrò di più in casa. Insomma non si vive solo di politica. In ogni caso si può perdere una battaglia ma non sì possono cancellare trent’anni di politica. Ora si ricomincia. Soprattutto dopo colloquio con Fini”.