Riceviamo e pubblichiamo
- La discussione aperta sulle candidature “viterbesi” alla Camera e al Senato presenta aspetti che meritano qualche considerazione.
A mio avviso non si tiene conto della Regione che ha, ormai, competenze che investono l’interezza dei problemi e delle questioni che riguardono il “territorio”, come si usa dire.
Un viterbesi in Parlamento, per tanto, non può avere “ricadute” per la Tuscia.
La conferma la si trova se si esamina quanto è stato fatto dagli eletti nelle ultime legislature; si tratta, infatti, di un bilancio del tutto deludente, ad eccezione dell’azione svolta dal Senatore Sposetti che si è giovato della particolare situazione in cui ha operato nella Commissione Bilancio che gli ha permesso stanziamenti per il recupero di S, Maria in Gradi, del S. Carlo, per la costruzione della nuova caserma dei vigili del fuoco di cui, però, si sono perse le tracce…
Gli scarsi risultati non sono dovuti a cattiva volontà o a scarso impegno, ma ad “oggettiva” impossibilità.
Il parlamento - è questa l’ottica giusta - si occupa, infatti, principalmente, di politica estera e fiscale, di questioni generali, di leggi “cornice” e di indirizzo…ed è arduo immaginare, in tale contesto, provvedimenti per una provincia con poco più di trecento mila abitanti!
Certo un’elezione alla Camera o al Senato rappresenta un avvenimento di grande prestigio, un premio, un riconoscimento per quanto si conta nella società civile per competenze acquisite oppure nella vita politica, ma tutto questo ha poco a che fare con il territorio, piuttosto riguarda la propria immagine e il proprio successo.
Oreste Massolo