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Riccardo Fortuna |
Col Filtro - Il comitato capitanato dalla moglie dell’assessore Di Meo, non pago della brutta figura di pochi giorni fa, torna sulla questione dei finanziamenti per la raccolta differenziata.
Al contempo le grossolanità dichiarate alla stampa, continuano ad essere riferite verbalmente ai miei concittadini nella zona di Civita Castellana, desideriamo dunque fare chiarezza ed impedire un'ulteriore denigrazione del lavoro della giunta provinciale e della maggioranza della quale faccio parte. La pazienza ha un limite!
Procediamo con ordine: una delibera di giunta regionale (n.925) datata 8 novembre 2005, assegna 730mila euro alla Provincia di Viterbo, da ripartire tra gli enti locali che presentano progetti per la raccolta differenziata, o in subordine a soggetti privati.
L’assessorato all’Ambiente della Provincia di Viterbo, ai sensi di legge, nomina una commissione giudicante, che vada ad esaminare e a ripartire i fondi per i vari proponenti.
Giovedì l’assessore Di Meo porta in giunta una proposta di delibera riguardante, appunto, la ripartizione del contributo regionale, ed esordisce dicendo che “Marrazzo ha individuato come soggetti ammissibili a finanziamento, principalmente, i consorzi di comuni…”.
Fin qui poco male, il problema arriva subito dopo, quando l’assessore spiega che i progetti ammessi a finanziamento sono, due quello del consorzio della Teverina e quello che raccoglie i comuni con capofila Civita Castellana. Piccolo problema: tale consorzio non esiste…
Nei giorni precedenti due persone erano andate a parlare con i sindaci di diversi comuni del circondario civitonico, chiedendo se ci fosse “l’eventuale” disponibilità a realizzare un progetto con alcuni comuni limitrofi. A quale titolo si presentassero non è ben chiaro: come rappresentanti della Veteres, come Civita Ambiente?
Fatto sta che raccolgono al massimo delle disponibilità di massima a discutere di progetti.
Non c’è dunque alcun atto deliberativo con un valore ufficiale né con alcun crisma di legalità, che autorizzi Di Meo a “spacciare” il progetto della suddetta azienda, come proposta di un consorzio di comuni e quindi “scavalcare” altri proponenti nell’assegnazione del finanziamento.
Oltretutto il progetto che sta “a cuore” a Di Meo, supera l’importo di 800mila euro, ambisce quindi a far piazza pulita, o quasi, dei 730 mila euro regionali: non si tratta di spiccioli.
Quando in giunta i vari assessori si accorgono del grossolano errore di Di Meo, chiaramente, respingono la proposta di finanziare l’azienda “sostenuta” dall’assessore all’Ambiente.
Sentito il parere degli uffici, considerando quel progetto relativo al solo comune di Civita, procedono a finanziare altri più meritevoli secondo i criteri fissati dalla Regione e dallo stesso assessorato all’Ambiente della Provincia di Viterbo.
Così facendo la giunta fa semplicemente il suo dovere, impedendo un’ingiustizia e tutelando dal punto di vista dell’immagine, della serietà e non ultimo dal punto di vista legale, tutti gli assessori e soprattutto lo stesso Di Meo…
Per questo ci risulta insopportabile la reazione della moglie dell’assessore, la quale, per tutto ringraziamento, tira fango su chi ha evitato guai al marito e una vergogna all’ente provinciale.
La signora ha lasciato intendere che era in atto una “guerra di campanile”, clamore gratuito per conquistare paginoni di giornale, a scapito di tutto e di tutti e soprattutto della verità.
Ma è solo questa la tattica della poco accorta signora? Ci chiediamo quali siano le vere ragioni di tanto affetto da parte sua e dell’assessore nei confronti dell’azienda già menzionata? E’ la loro una guerra di campanile, o altro?
Al posto loro, più che continuare a mistificare sull’accaduto, attraverso un comitato sconosciuto a tutti fino ad oggi, sarebbe il caso di scusarsi con gli amministratori chiamati in causa, compresi quelli di Civita Castellana, assolutamente estranei alle bizze della signora D’Alessandro.
I consiglieri Provinciali
Riccardo Fortuna
Massimo Miccini
Partito della Rifondazione comunista