Quinto appuntamento con la stagione di prosa 2005-2006 del Comune di Viterbo con lo spettacolo Sabrina di Samuel A. Taylort, con Corrado Tedeschi, Corinne Bonuglia , Milly Falzini. Lo spettacolo è in prima nazionale al Teatro dell’Unione di Viterbo il giorno 4 marzo confermando il carattere di grande rilievo della città, quest’anno scelta da cinque produzioni come debutto nazionale.
La storia
Thomas Fairchild lavora come autista privato alle dipendenze della ricca famiglia Larrabee, che vive in una grande villa di Long Island a circa 30 miglia da New York. E ha una figlia adolescente, Sabrina, perdutamente innamorata di David Larrabee, il rampollo scapestrato della casa. Ma non è ricambiata: infatti per lui essa sembra quasi non esistere. Sabrina accetta la proposta del padre di recarsi per qualche tempo a Parigi, presso una nota scuola di cucina, per imparare un mestiere, ma soprattutto per dimenticare David.
Partita come ragazzina timida e impacciata, frequentando gente d'alto rango ritornerà come donna affascinante e di gran classe, ammaliando David e rischiando di rovinare il suo incipiente matrimonio con una ricca ragazza dell'alta borghesia locale. Qui interverrà Linus, il fratello maggiore di David, che, motivato dalla necessità di salvare il matrimonio per ragioni economiche, cercherà di conquistare il cuore di Sabrina, riuscendo solo ad ingarbugliare ulteriormente la situazione in un modo imprevedibile.
Le note di regia
La piccola vedetta di Long Island
Di fronte ad una bella e famosissima commedia come si deve comportare chi ha deciso di metterla in scena? Se poi si tratta di Sabrina, con precedenti illustri e celebrate icone (come Audrey Hepburn, Humpery Bogart e Billy Wilder o più recentemente Harrison Ford e Julia Ormond), ci si ritira in buon ordine o si cerca una strada almeno diversa dai predecessori?
Abbiamo ricordato sempre l’introversa infanzia di Sabrina su e giù per gli alberi di casa Larrabee da dove spia la famiglia dei ricchi e dei potenti, lei orfana di madre e figlia dell’autista di casa. Proprio questa piccola vedetta di Long Island si contrappone alla Sabrina che dopo cinque anni si ripresenta cambiata in bellezza, fascino, sicurezza acquistati in Europa: a Parigi.
Dall’albero è scesa fino al centro del prato, dove diventa il perno di tutte le storie d’amore di denaro e di relazione che animano casa Larrabee; andrà avanti navigando a vista fino a laurearsi a pieni voti nel corso accelerato di vita pratica e sentimentale in modo romantico ma concreto e non certo convenzionale.
La scelta di accentrare il mondo femminile in questo particolare personaggio comportava la prelazione proprio di questo ruolo attivo della protagonista che si rapporta così, esclusivamente ai personaggi della casa dei ricchi industriali: il burbero patriarca, i due figli diversi ma analoghi, la zia svampita e il padre di lei, chauffeur di casa bizzarro e riguardoso deus ex machina della fiaba a senso unico.
Tutte le altre persone sono come eclissate dal ritorno di Sabrina; si parla di loro come di personaggi secondari, mentre i rapporti tra la giovane e gli altri sono trama e racconto insieme, tramutando il giardino di delizie e dei ricordi, in un giardino di supplizi, dove amore e matrimoni spesso non vanno a braccetto, lasciando il passo agli affari e alla pratica ostinata del cinismo che maschera però a sua volta una voglia di affetti di verità. Sabrina, come la Sabrina dei versi di J. Milton, è salvatrice, illumina angoli bui delle vite, con un’allegra autocoscienza imprendibile da parte degli “uomini” perché privi dell’entusiasmo della vita che la giovane ormai ”donna” Sabrina, ha capito e afferrato, non permettendo in futuro un legame di routine con i ruoli già predefiniti.
Sabrina sceglierà autonomamente ma dentro le regole del gioco “a suo modo”, con dei “distinguo”.Basterà per una quasi felicità?
Abbiamo quindi deciso per una messa in scena tutta giocata sul filo dei sentimenti contrastanti. Uno spettacolo che mette sotto i riflettori gli attori, chiamati non soltanto a “interpretare” un ruolo ma anche a dare spessore e credibilità a storie e vicende che solo apparentemente sono ambientate nel 1940. Romanticismo, cinismo, idealismo e concretezza fanno parte della vita di tutti, in ogni epoca.
Ma Sabrina è anche e soprattutto una favola. Una dolce avventura romantica che ci suggerisce che in fondo non si deve mai smettere di sognare.