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Ignazio Marino all'Enoteca La Torre con Egidi, Sposetti e Arcangeli |
- Chirurgo specializzato in trapianti d’organo. Dal 1987 vive negli Stati Uniti. E’ di origini genovesi ed ha lavorato al Gemelli. E’ sposato e ha una figlia di 14. Ignazio Marino non è un candidato qualsiasi e neppure un chirurgo qualsiasi. Come candidato tutto lascia capire che non si tratta di uno “normale”. E non solo perché è il numero due della lista Ds del senato nel Lazio e quindi sicuramente eletto. Ma perché tutto lascia capire che potrebbe essere un papabile per il ministero della sanità in caso di vittoria del centrosinistra.
Come chirurgo rappresenta uno dei massimi esperti a livello mondiale di trapianti di fegato.
Non basta, Marino è una persona tranquilla che espone le sue idee con calma olimpica. Senza mai far pesare quello che ha realizzato nella sua vita. Ieri nel corso di un incontro con i giornalisti, presenti il segretario Ds Egidi, Sposetti e Arcangeli, Marino si è un po’ raccontato.
Come ha vissuto la sua candidatura?
“Beh, in effetti inizialmente - racconta Marino - sono rimasto un po’ sconcertato. Lo confesso. Come dire... io nella vita faccio altre cose. Quando ho incontrato Sposetti, però, ci siamo subito intesi. Non c’era quell’atmosfera fumosa che si attribuisce alla politica. E stato un po’ come incontrare un manager di una istituzione universitaria americana. Il rapporto è nato nella chiarezza assoluta”.
Quali sono le differenze tra la sanità italiana e statunitense?
“C’è una grandissima differenza. Negli Usa la sanità non è un diritto. Solo nel marzo del 2005 c’è stata una proposta di un senatore democratico per inserire questo concetto nella costituzione. La sanità negli Usa si basa sulla diversità di censo. Se non hai la carta di credito giusta è un problema. Ma va detto che anche se in Italia teoricamente la sanità è un diritto uguale per tutti, nel concreto ci sono enormi differenze. Differenze da regione a regione. E differenze dovute la ceto sociale a cui si appartiene. Ecco il mio impegno sarà per una sanità senza disparità anche nella realtà di tutti i giorni. Si tratta di rendere concreto un principio. Per fare un esempio. In questi giorni sono stato a Ostia dove la struttura ospedaliera è nel più completo abbandono. Invece ho visto Belcolle che mi sembra una buona struttura. Mi è sembrato efficiente”.
Ma chi gliel’ha fatto fare di candidarsi in Italia?
“Intanto va detto che, specialmente all’inizio, negli Usa sei comunque un immigrato, anche se non hai la valigia di cartone. Gli italiani sono considerati approssimativi, poco affidabili. Dopo anni certamente ora sono integrato, ho una vita agevole negli Usa. E certamente mi spiace lasciare il mio campus. Ma, al contrario di quanto ci si possa aspettare, credo che l’Italia mi abbia dato molto. Basti pensare alla formazione scolastica che mi ha permesso di competere negli Stati uniti. E ho pensato che una persona seria, se il suo paese gli chiede un sacrificio, deve essere disposta a farlo. Insomma più un dovere che una scelta”.
Lei potrebbe dare un grande contributo a questo paese, dove la ricerca da sempre fa la parte della cenerentola nei bilanci dei vari governi?
“La mia attività è proprio nel campo della ricerca clinica. E chiaramente sono molto sensibile per questi temi. La fuga dei cervelli, mi verrebbe da dire, io l’ho vista. Nella mia università c’è un laboratorio in cui lavorano quaranta persone e... si parla italiano. Con un leggero di accento napoletano. Sono circa 10 mila l’anno i visti che vengono dati ad italiani per fare ricerca negli Usa. Se si pensa che la formazione di uno studente italiano costa intorno ai 500 mila euro. Si tratta di un bel regalo che facciamo agli Stati Uniti. Come dire, gli forniamo a gratis persone già formate e motivate. Questo mentre dobbiamo puntare sulla ricerca perché è l’unica via per lo sviluppo. Ecco, io credo che potrò dare un impulso affinché la ricerca anche in italia si basi sul merito e affinché la sanità sia uguale per tutti”.
Non manca un aneddoto. Marino in gioventù ha frequentato la Tuscia, in particolare Vallerano, dove studiava con un amico, e veniva a Viterbo a prendere il cioccolato caldo da Schenardi.
Insomma una candidatura fuori dal comune.
il sito di Marino: http://www.ignaziomarino.it/