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Bianca Berlinguer
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Berlinguer, Sabina Rossa, Martinelli
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Berlinguer, Sabina Rossa, Martinelli
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Giovanni Fasanella
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Alberto Franceschini
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Franceschini
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Sabina Rossa
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- Esisteva una struttura paramilitare del Pci per combattere il terrorismo. E’ stata questa rivelazione, supportata dalla testimonianza dal segretario del Pci ligure Lovrano Bisso e da Nicolò Bozzo collaboratore del generale Dalla Chiesa, a far scattare la scintilla del dibattito ieri alla presentazione del libro “Guido Rossa, mio padre”.
Rivelazione e testimonianze contenute, appunto, nel libro di Sabina Rossa e Giovanni Fasanella.
Alla presentazione, organizzata dalla Cgil in occasione del centenario della nascita, hanno partecipato oltre ai due autori del libro: Alberto Franceschini, fondatore delle Br, il segretario provinciale della Cgil Giovambattista Martinelli e Beppe Casadio presidente associazione centenario Cgil. Non è mancato il saluto iniziale del presidente della Provincia Alessandro Mazzoli.
A far scattare la scintilla del dibattito è stata Bianca Berlinguer, la moderatrice dell’incontro.
La Berlinguer si era detta non d’accordo con la “tesi fondamentale del libro sull’esistenza di una struttura militare del Pci per contrastare il terrorismo”.
Al che Fasanella non ha mancato di fare una vera lezione di giornalismo alla Berlinguer.
“Nel libro non c’è nessuna tesi - ha spiegato - . Questo è un libro d’inchiesta. E l’esistenza di una struttura militare è testimoniata nel libro dal segretario del Pci ligure Bisso e dal generale Bozzo. E’ giornalisticamente scorretto parlare di tesi. Si deve parlare di testimonianze”.
Insomma secondo le testimonianze, avvalorate anche da Franceschini, nel Pci sarebbe stata creata una sorta di struttura tra l’intelligence e l’organizzazione militare per contrastare il terrorismo.
E le Brigate rosse sarebbero state sconfitte nel momento in cui il generale Dalla Chiesa avrebbe avuto la collaborazione di questa struttura. Struttura di cui avrebbe fatto parte Guido Rossa.
“Fu questa collaborazione - ha detto Franceschini - tra il generale Dalla Chiesa e la struttura militare del Pci che ha portato alla fine delle Br”.
Come dire una rivelazione che non può non suscitare reazioni. Ma che spiegherebbe il perché le Br hanno ritenuto indispensabile uccidere Rossa.
Tanto più che, come ha ricordato da Franceschini: “Per noi che eravamo in carcere l’uccisione di un operaio, come Rossa, era una cosa traumatica. Le Brigate Rosse non avevano mai ucciso un operaio fino allora, anche se c’erano state altre spiate. Ed ad ucciderlo era stato, per di più, un altro operaio, Guagliardo. Una vera contraddizione, un paradosso. Un omicidio quello di Rossa che non può essere stato il frutto di un errore ma che è frutto di una decisione”.
Non basta, Bianca Berlinguer non contenta della bacchettate di Fasanello ha messo in dubbio anche il valore della testimonianza di Bisso. Al che è venuta la “sberla” finale di Sabina Rossa che ha sentenziato “Io su Bisso ci metto la mano sul fuoco”.
Insomma quella che doveva essere una normale presentazione di un libro si trasformata in un scontro duro, da cui la Berlinguer è uscita a voler esse buoni malconcia.