 |
Maria Rita Valeri, a destra
copyright Tusciaweb |
 |
La platea
copyright Tusciaweb |
 |
Alvaro Lucio
copyright Tusciaweb |
- Se la pace nel mondo è chiedere troppo, quest’anno da Babbo Natale i viterbesi vorrebbero almeno un po’ di tranquillità nel proprio quartiere.
E per essere sicuri che le letterine arrivino, le hanno spedite al più vicino Babbo - Gabbianelli, anche se a differenza del suo collega più famoso, quello viterbese non è molto prodigo nel realizzare desideri.
Quelle di ieri di letterine sono quasi centocinquanta, tanti erano i cittadini che hanno preso parte nella sala conferenze dellla Provincia, al debutto dell’associazione Viterbomigliore, cui hanno aderito sette comitati cittadini, da Pratogiardino al centro storico, passando per San Faustino.
Su ogni sedia una letterina da compilare e all’ingresso due mozioni da firmare.
I primi passi della neonata associazione. Nella prima, si chiede al sindaco regolamentare l’orario di chiusura degli esercizi pubblici “rumorosi”. Da ottobre a maggio fino alle 23.30 nei feriali e a mezzanotte nei festivi e prefestivi, da giugno a settembre, fino a mezzanotte nei feriali e all’una nei festivi e prefestivi.
L’altra mozione chiede di dare vita a un corpo di polizia che vigili nelle ore notturne, per fare fronte al crescente numero d’atti vandalici.
Oltre ai rappresentanti dei comitati e a semplici cittadini, Umberto Cinalli di Legambiente, Antonello Ricci, in sala anche i consiglieri Severo Bruno, Paola Selvaggini, Paola Pascolini, Marco Prestininzi e per la maggioranza, toccata e fuga anche per il capogruppo Udc D’Angelo.
“E’ il battesimo dell’associazione dice Maria Rita Valeri, avvocato che vive in centro vogliamo aprire un dialogo con il Comune, avanzando le nostre richieste”. Un confronto che non si preannuncia semplice, perché le critiche a Palazzo dei Priori non mancano.
Del resto: “I comitati nascono osserva Antonello Ricci quando c’è un vuoto nella politica. Purtroppo c’è una classe politica spesso non all’altezza da entrambe le parti e il palazzo è chiuso. Ha i tempi che non sono quelli dei cittadini”.
Il verde che manca
“Manca un progetto unitario incalza Andrea Vannini, docente universitario del comitato tutela ambiente e non è un problema solo di quest’ultima amministrazione. Il boulevard, ad esempio, solo il termine è da brivido. Non ci appartiene”. Il taglio dei tigli. “Erano lì dal 1910”. Quindi gli orti. “Sono trascurati ricorda o non ci sono più del tutto. Ci hanno persino fatto un parcheggio al loro posto. Se valorizzati, invece, potevano avere la stessa suggestione dei sassi di Matera”.
C’era una volta Pratogiardino
Una tesina realizzata da studenti di Vannini, porta alla luce dettagli inediti sul parco cittadino. Inizialmente era un semplice prato della Dogana, fino al 1354, quando con la costruzione della Rocca Albornotz, diventa giardino, collegato con due cunicoli alla costruzione. Nel 1735 è decretato l’uso pubblico.
Lasciato negli anni a se stesso fino al 1855, quando prevedendo l’affluenza di forestieri per i bagni termali, fu sistemato per dare ai visitatori un confortevole luogo di passaggio. E’ del 1880 il primo appalto per la manutenzione del prato, mentre oggi la competenza è della Sovrintendenza ai beni storico culturali.
L’incubo parcheggio a Piazza della Rocca
Il verde che non c’è e i problemi quotidiani che invece assillano chi vive in centro. “La mancanza cronica di parcheggi spiega Davide Desinno di Piazza della Rocca vandalismo, sporcizia delle strade, segnaletica assente o estemporanea, sono situazioni in cui siamo dentro. Poi gli impianti di telefonia di dubbio posizionamento. Denunciamo l’incuria in cui versa la zona”.
Il caos del traffico a San Faustino
Poco distante, a Piazza San Faustino, la musica non cambia di molto. “Vorrei capire si domanda Marisa Brutti chi ha concepito la viabilità su via Liberatrice, via Magliatori e via Cairoli. In certi orari non solo è impossibile circolare, ma anche respirare. Chiediamo le centraline in zona per misurare l’aria. A San Faustino, poi, nella piazza non c’è un sampietrino al suo posto”.
Quindi il problema sporcizia. “Ci sono zone sporche precisa altre dove l’erba cresce e si vede solo ogni tanto qualche macchina che pulisce. Ma senza far spostare le vetture. Se fosse praticabile, io proporrei di non pagare più la tassa sui rifiuti, magari versando il dovuto su un conto bancario e pagare solo quando ci sarà reso un servizio degno di questo nome”.
A San Pellegrino, quattro(cento) amici al bar
Nel quartiere medioevale, la battaglia tra residenti e il bar Lucio con i suoi clienti, in larga parte studenti, continua.
“Abbiamo fatto di tutto contro chi non ci fa dormire la notte, anche lanci con cerbottane, di sostanze irritanti - fa sapere un responsabile del comitato per legge di giorno i decibel consentiti sono settanta.
Scendono a cinquanta di notte. Ora basti pensare che due persone che parlano sono pari a sessanta decibel.
Più di cento sotto casa, lascio immaginare a quanto arrivano. Pretendiamo la legge sulle zone acustiche e una pattuglia notturna composta da un vigile, un carabiniere o poliziotto e un finanziare. Ognuno che controlla secondo le specifiche competenze”.
La difesa di Lucio
Ma per Alvaro Lucio, uno dei gestori del bar presenti in sala, è con il Comune e non con chi lavora, che i residenti se la dovrebbero prendere.
“Gestisco da tredici anni il locale ricorda siamo arrivati in un quartiere di tossici e pieno di vipere, portando ottocento mille persone. Viterbo è diventata città universitaria e non lo abbiamo deciso noi.
Nel giro di quattro anni gli affitti sono triplicati. Non si può chiedere agli studenti alle venti di rinchiudersi in casa. I residenti hanno ragione, ma questi ragazzi non hanno altri spazi e non sono solo studenti, ma ci sono anche tanti giovani viterbesi.
Noi alle tre di notte, una volta chiuso il bar puliamo, perché la mattina presto non ci penserebbe nessuno. Abbiamo chiesto bagni pubblici, ci hanno detto che ci sono già, ma sono chiusi a chiave alla Zaffera.
Per venire incontro ai residenti, chiudiamo all’una e trenta anziché alle tre o alle quattro come fanno altri e da cinque anni non facciamo uscire contenitori di vetro fuori dal locale”.