Riceviamo e pubblichiamo
- Gli editori hanno respinto ancora una volta il tentativo della Federazione della Stampa, con la mediazione del ministro del Lavoro, di riprendere il negoziato sul rinnovo del contratto. La chiusura è sempre più brutale e incomprensibile, arriva anche a mettere in discussione il nostro Istituto di previdenza.
Gli editori vogliono limitarne la capacità ispettiva, vogliono colpire non solo i nostri stipendi ma anche le nostre pensioni.
Noi ci opponiamo alla federazione degli editori che vorrebbe sostituire il lavoro dipendente con tutte le forme di precariato possibile. I giornali scritti dall'editore, chiunque esso sia non servono ne ai lettori, nè ai giornalisti e tanto meno ad un paese maturo.
Tre giorni di sciopero consecutivi confermano la battaglia che si sta combattendo sul fronte dell'informazione.
Da una parte i giornalisti - che vogliono garantirsi la libertà di svolgere liberamente e democraticamente il proprio lavoro - dall'altra gli editori che, al contrario, vogliono utilizzare giornali e televisioni come se fossero portavoce dei loro interessi privati.
Non è questo che sta scritto sulla Costituzione italiana.
I giornalisti di oggi combattono per se stessi ma soprattutto per quelli che verranno dopo.
Combattono contro il lavoro precario che consente all'editore di gestire e manipolare il lavoro e l'onestà del giornalista.
"Ti assumo per un anno e poi dopo, se ti sei comportato bene, ti riconfermerò il contratto per altri 12 mesi. E non lamentarti se ti pago la metà dei tuoi colleghi più anziani". Non è forse una forma di ricatto che mina alla base la libertà d'informazione e la democrazia?
Eppure c'è chi non ha aderito allo sciopero.
A Viterbo su quattro giornali con edizione locale solo Il Messaggero ha partecipato alla mobilitazione indetta dalla Federazione nazionale della Stampa.
Lo sciopero è un diritto e chi non vuol partecipare è libero di farlo. Ma sicuramente prima o poi questo contratto - bene o male che sia - si firmerà. E, come sempre avviene, ci sarà quell'una tantum che deve servire a risarcire in parte le giornate di stipendio perse con gli scioperi.
Allora io chiedo ai colleghi che non hanno scioperato: non mettetevi in tasca quei soldi che non vi appartengono, abbiate il pudore di devolverli in beneficenza.
Gianni Tassi
vice caposervizio
della redazione viterbese
de Il Messaggero