 |
L'imprenditore Ettore Segatori
copyright Tusciaweb |
Riceviamo e pubblichiamo
- Egregio direttore,
leggo sulle sue pagine un attacco all’amministrazione comunale di Viterbo da parte di due esponenti Ds a proposito del ventilato trasferimento in altra provincia di una importante azienda locale (che non cito perché non conoscendo la vicenda potrei incorrere in errore), attacco che perlomeno deve sorprendere chi, come noi, sta invece realizzando un corposo insediamento produttivo proprio nella zona, che gli esponenti di cui sopra definiscono come provocazione.
E noi si deve dedurre con un po’ di ironia- dovremmo essere quasi dei “pazzi”.
“Sono trascorsi due anni scrivono i due esponenti dei Ds- da quando fu chiesto un aiuto all’amministrazione comunale da parte dell’impresa, che aveva bisogno di ampliare il proprio stabilimento.
Palazzo dei Priori offrì come sito la nuova area Pip in località Acquarossa, in prossimità dello stabilimento destinato alla produzione del mattone ecologico: più una provocazione che una seria e sensata risposta alle esigenze degli imprenditori”.
E’ chiara l’equazione sottesa: a Viterbo mancano ormai da anni le aree destinate a nuovi insediamenti industriali e l’amministrazione non sa proporre altro che provocazioni, ovvero si disinteressa della cosiddetta crescita della già non prospera economia locale.
La questione ci riguarda, ma sarebbe però il caso di precisare che lo stato pietoso in cui versa il Poggino - e il suo stesso epilogo per esaurimento delle aree ancora disponibili, più o meno interessate da incredibili speculazioni- non è certo addebitabile all’attuale amministrazione della città ma risale a svariati decenni di gestione del territorio (e del piano regolatore, e delle concessioni edilizie, e dei fondi più volte riscossi per la realizzazione delle opere di urbanizzazione, ecc.).
Anche noi ci siamo trovati tre o quattro anni indietro dinanzi alla decisione di dove reperire nel Viterbese aree per un nuovo e più grande stabilimento (quello in corso di realizzazione all’Acquarossa supera i 60 mila metri cubi) e/o se invece indirizzarci verso altre zone magari non limitrofe.
Per tutta una serie di ragioni abbiamo optato per la zona dell’Acquarossa e non possiamo che riconoscere agli uffici comunali sia pure inevitabilmente affetti da un po’ di burocraticismo - una disponibilità effettiva nel facilitare (ovviamente nel rispetto delle leggi e degli interessi di terzi) un’iniziativa che qualche caratteristica pionieristica non poteva non riservarla.
Ma perché valutare come “provocazione” la zona dell’Acquarossa non riesco a comprenderlo: ho invece fiducia che in presenza di atteggiamenti adeguati da parte dell’amministrazione, la nuova zona industriale della città (mi si permetta una simile definizione) possa presto risultare più confortevole e ospitale del famigerato Poggino.
Se mai, viene da pensare che ad indurre imprese ad evitare Viterbo (e forse tutto il Lazio) per nuovi insediamenti produttivi siano tante altre “cosette” che dall’alto vengono puntualmente scaricate sulle spalle delle imprese.
Si provi ad esempio ad esaminare la (mancata) applicazione della legge Biagi (o dovrei scrivere ex?) nel Lazio, i rapporti difficili con tanti altri pubblici uffici (non comunali), la sorte che tocca a Viterbo e dintorni all’impresa che abbia l’ardire di crescere un pochino più del solito, ecc.
Ben vengano insomma, buoni propositi nei confronti nell’impresa, ma non si limitino per favore ad auspicare nuovi stabilimenti a piazza del Sacrario o giù di lì.
Saluti
Ettore Segatori
Gescom spa