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Bruno Barra
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Riceviamo e pubblichiamo
- Caro direttore,
Non dovrei entrare nella mischia dell’onnipotenza politica, del protagonismo di parte e degli interessi personali di bottega che spingono molti a continuare ad atteggiarsi come gli struzzi o, ancora peggio, a caricare a testa bassa come montoni impazziti pur di raggiungere costi quel che costi l’agognato sogno ultraventicinquennale di “volare alto” ed a “basso costo”, dopo essere decollati dall’aeroporto internazionale aperto al traffico commerciale di Viterbo prospettato, da autoreferenziati esperti aeronautici, come unico possibile alternato di Ciampino.
Tuttavia non posso trattenermi dal farlo, visto che il comitato per l’aeroporto, di cui teoricamente sarei membro, senza alcun tipo di consultazione, esprime un punto di vista a nome di tutti, me compreso, da cui sento il dovere di dissociarmi per almeno due ragioni.
In primo luogo ho cercato da addetto ai lavori di far ragionare sul fatto che occorreva pensare ad un aeroporto non solo rispondente alle apprezzabili esigenze di assecondare taluni imprenditori locali, ma che si ponesse anche come incontrastato polo di interesse aeronautico, assecondando non tanto i sogni irrealizzabili di taluni, ma le concrete vocazioni territoriali di Viterbo, senza creare situazioni di muro contro muro con altri capoluoghi della regione.
Vale a dire cercare di provincializzarsi con un approccio meno campanilista e più ancorato ad una visione moderna nel realizzare un progetto ambizioso che non può essere scollegato dalla realtà regionale e da aspettative che possono trovare uno sbocco solo se sostenute da un oggettivo sistema di infrastrutture.
Occorreva insistere su Viterbo come aeroporto dedicato essenzialmente ad attività di protezione e di lavoro aereo nonché ad attività di formazione aeronautica con i necessari collegamenti con istituti aeronautici ed università.
Viceversa si è continuato a battere la strada di un quasi alternato degli aeroporti romani per assorbire ipotetico traffico low cost, lungi dal valutare se vi fosse stata realmente la disponibilità di vettori a trasferirsi sul nostro scalo ed, ancor più importante, volontà politica ad inserire l’aeroporto di Viterbo (quale alternato di Ciampino) nel piano regionale dei trasporti e conseguentemente nei programmi nazionali ed europei.
Ci si è fidati solo di finanziamenti virtuali, mai ascritti in bilanci regionali, Provinciali e Comunali (per lo meno non risulta), di una pista di 1500 metri realizzata dalla Difesa, con fondi della Difesa e per usi della Difesa ed, ora di un parere dell’Enac che, in alcuni passaggi sembrerebbe essere scritto da qualcuno che, occupandosi di infrastrutture aeroportuali nell’ambito di Enac, ha legami forti con il nostro territorio che lo spingono a far prevalere la passione sulla razionalità.
In secondo luogo perché sulle affermazioni rese da taluni autorevoli esponenti della Regione Lazio sul fatto che Latina abbia maggiori potenzialità per “snellire” il traffico di Ciampino e che il parere di Enac in proposito sia da considerare per lo meno “estemporaneo” ci sarebbe, purtroppo, ben poco da controbattere.
Il problema è un altro: l’aeroporto a Viterbo va fatto, ma oggi certamente non con la presunzione di realizzare una sorta di alternato degli aeroporti romani, ma assecondando le tendenze territoriali con una visione realistica delle infrastrutture disponibili e del perdurare della insufficienza della rete delle comunicazioni di tutta la Provincia.
Vive cordialità.
Bruno Barra