Viterbo 5 agosto 2005 - ore 1,30 - Senza Filtro - Riceviamo e pubblichiamo la risposta del cittadino viterbese Pierangelo Bucci al comune di Viterbo, sulla questione della trascrizione del matrimonio gay contratto in Olanda.
All'Ufficio di Stato Civile del Comune di Viterbo
A chi di competenza
Alla Stampa
Ho ricevuto dal Consolato Generale d'Italia di Amsterdam, in data 26.07.05 - N. Prot. 9449 Pos. 206435, una comunicazione in cui apprendo che il matrimonio da me contratto a Rotterdam in data 11.06.2003 con il sig. Jacobus Rozendaal risulterebbe non trascrivibile ai sensi dell'art. 18 del D.P.R. 396/2000, sentito il parere della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Viterbo. E cioe' che lo stesso non e' trascrivibile in quanto 'contrario all'ordine pubblico'.
Apprendo inoltre dalla stampa che il Comune di Viterbo 'non ha inteso discriminare nessuno', ma che 'si e' limitato ad applicare la legge', considerando il matrimonio fra persone dello stesso sesso non in conformita' con la legge vigente.
Ebbene la legge vigente in Italia non vieta affatto l'unione matrimoniale fra persone dello stesso sesso. Perche' non viene citato nelle motivazioni alcun articolo costituzionale o del codice civile, ma solo un fumoso articolo del D.P.R. 396/2000? Semplicemente perche' ne' la Costituzione ne' il Codice Civile italiani impediscono il matrimonio fra persone dello stesso sesso.
Innanzitutto c'e' l'articolo 3 della Costituzione: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali" ed in particolare al comma seguente: "È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese": la mancata trascrizione dell'atto e' quindi una palese violazione dell'articolo stesso, per altro gravissima.
E ancora all'art. 29: "La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare". In quest'articolo non c'e' alcun riferimento al fatto che i coniugi debbano essere di sesso diverso.
L'articolo, infatti, parla genericamente solo di coniugi. E questa dicitura, coniugi appunto, e' la stessa che appare sul nostro atto di matrimonio. Ergo il nostro matrimonio e' perfettamente conforme all'art. 29 della Costituzione.
Consultando poi il Codice Civile Libro I, Titolo VI, Capo I artt. 79-81, Capo II artt. 82-83, Capo III artt. 84-142, Capo IV artt. 143-148, Capo V 149-158, Capo VI artt. 159-230bis [(Artt. 220-230 abrogati ex art. 88, l. 19-5-1975, n. 151 (Riforma del diritto di famiglia)] il risultato non cambia. Nessun articolo del Codice Civile vieta a due persone dello stesso sesso di contrarre matrimonio. Si fa' riferimento alla minore età, interdizione per infermità mentale, matrimonio precedente, legami di parentela legali o di sangue, ma nulla riguardo due persone dello stesso sesso.
A questo punto e' ovvio come non sia possibile applicare al nostro caso l'art. 18 del D.P.R. 396/2000, in quanto e' oggettivamente NON contrario all'ordine pubblico e cioe' alla legislazione vigente.
Prego quindi l'Ufficio di Stato Civile del Comune di Viterbo di procedere senza ulteriore esitazione alla trascrizione dell'atto di matrimonio.
In attesa di una vostra risposta, invio i miei piu' distinti saluti.
Pierangelo Bucci
Rotterdam, 04 Agosto 2005