Viterbo 4 agosto 2005 - ore 0,10 -Senza Filtro -
Caro direttore,
la pretesa di chiamare "matrimonio" la convivenza tra persone dello stesso sesso, fondata o no che sia anche sul compimento di atti sessuali, è aggressiva e violenta contro la mia famiglia e contro tutte le famiglie, che con il matrimonio contratto secondo regole sostanzialmente plurimillenarie hanno assunto pubblicamente l'impegno a generare figli, ad allevarli e educarli, a farne buoni cittadini e buoni contribuenti.
E' l'impegno ad assolvere il compito più importante e difficile che qualunque società possa darsi, quello da cui dipende tutto, quello senza del quale non solo non esisterebbe futuro, ma non esisteremmo noi nel presente, non esisterebbe la storia, non esisterebbe l'umanità.
In riconoscimento di tale impegno delle famiglie, lo Stato che non è un anonimo benefattore che possa far donativi a chi gli pare, ma è la comunità dei cittadini che si soccorrono vicendevolmente con l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale (Costituzione, art. 2) , riconosce a pieno titolo le famiglie, e dovrebbe circondarle di tutele e provvidenze e aiuti: di fatto gli aiuti statali per le famiglie sono ridicolmente insufficienti, se non inesistenti, e le famiglie dànno infinitamente più di quanto ricevano.
La pretesa di accaparrarsi, senza titolo e senza corrispettivo, i diritti e i riconoscimenti che spettano solo alle famiglie, è davvero illegale, è davvero violenta, è davvero eversiva. Non c'è niente da ridere.
Giulio Giampietro
Leggo con non poca sorpresa la sua lettera. E credo che meriti una risposta. Questo giornale si rifà alla tradizione liberale che va Stuart Mill a Popper. Una tradizione che fa della difesa dei diritti delle minoranze il fondamento non solo della democrazia ma dello stato di diritto. Una tradizione che affonda le sue radici, a voler ben guardare, nella Grecia di Pericle. Una tradizione che ci porta a rispettare ogni cittadino in quanto tale.
A sentirla parlare sembrerebbe che lesbiche e omosessuali siano figli di un dio minore. Che non abbiano diritto di partecipare come famiglia alle graduatorie per la casa popolare. Che non abbiano diritto alla reversibilità della pensione. Che non abbiano diritto a condividere la sorte delle persona che amano. Che non abbiano diritto a veder riconosciuto un legame sentimentale profondo, come accade per le coppie eterosessuali. Le sue parole sembrano non voler riconoscere i diritti di queste persone.
Una famiglia gay non minaccia né me, né la mia famiglia. I miei amici omosessuali, le mie amiche lesbiche, come i miei amici etero non minacciano assolutamente la mia famiglia, né la famiglia di nessuno. Non vedo nessuna violenza nel chiamare l'unione di due donne o due uomini "matrimonio". Può non piacere. Ma nessuno può imporre l'uso delle parole agli altri. Spiegava Ferdinand de Saussure che il significato delle parole non è dato da una definizione ma dal rapporto con l'universo dei significati. Spiegava che la lingua è qualcosa in continua trasformazione. E quindi dove è il problema?
Io credo che il suo problema sia quello di voler imporre ad altri la sua concezione di famiglia. Che non è quella di tutti gli italiani. Mi creda. Non è quanto meno la mia. La sua idea di famiglia è solo una delle tante che storicamente e attualmente sono esistite ed esistono. Tutto qui. Non c'è nulla di santo nella sua idea, nel suo modello e non c'è nulla di blasfemo nella concezione olandese o spagnola. E poi anche se tutti gli italiani la pensassero come lei, ci spiega Mill che dovrebbero rispettare quell'uno che la pensa diversamente, che si comporta diversamente.
Se lei ritiene che la sua famiglia debba essere composta da un uomo e una donna e debba avere come impegno quello di generare figli ed educarli. Nessuno glielo contesta. Ma perché vuole imporre ad altri la sua concezione della famiglia. Come fa la "pretesa di chiamare "matrimonio" la convivenza tra persone dello stesso sesso, fondata o no che sia anche sul compimento di atti sessuali" ad essere "aggressiva e violenta" contro la sua "famiglia e contro tutte le famiglie"? Che cosa significa questa frase?
Invecchiando mi vado convincendo che il rispetto delle minoranze, e tra queste lesbiche e omosessuali, è la cartina al tornasole che indica l'esistenza o meno dello stato di diritto. Non è un caso che a Cuba gli omosessuali siano discriminati, non è una caso che tutti gli stati totalitari li abbiano discriminati. Ecco, in Italia c'è un po' meno stato di diritto rispetto all'Olanda o la Spagna.
Per concludere, credo che su questa questione le nostre concezioni sia sideralmente lontane. Ed hanno una differenza fondamentale la mia concezione di famiglia rispetta e comprende la sua. La sua no.
Cordialmente
Carlo Galeotti