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Processo Gradoli - Esposito smentisce che sia stata Tania a uccidere Elena
"Ho accusato Tatiana per rivedere mia figlia"
Viterbo - 5 marzo 2011 - ore 16,40


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Video - Paolo: "Ho mentito per rivedere mia figlia" - Ipad - Ipod

Madre e figlia scomparse
Dossier Gradoli
L'imputato Paolo Esposito
La coimputata Ala Ceoban
L'avvocato di Esposito, Enrico Valentini
L'avvocato di Esposito, Mario Rosati
L'avvocato di Ala, Pierfrancesco Bruno
Il pm Renzo Petroselli
I legali di parte civile Luigi Sini e Claudia Polacchi
Frottole a non finire. Sulla storia con Ala (che i due amanti hanno cercato, dall'inizio, di nascondere). Sulla ricostruzione del 30 maggio davanti al gip (che Esposito stesso ha definito "non veritiera"). Sulla tragica fine di Elena (inventata a tavolino dall'imputato).

Sono le bugie il filo conduttore della deposizione di Paolo Esposito, l'elettricista di Gradoli accusato di aver ucciso la sua convivente Tatiana e la figlia Elena, con la complicità dell'amante Ala Ceoban.

Dopo l'ascolto della giovane imputata moldava, stamattina è toccato a Esposito sedersi davanti ai giudici della Corte d'Assise per raccontare la sua versione dei fatti. E il Paolo di questa mattina è nettamente diverso da quello sornione e sorridente mostratosi, fino a ieri, in aula.

Il confronto con la sua donna, poi, è impietoso. Se Ala era disinvolta (a tratti, addirittura, aggressiva), Paolo è teso e impacciato. Decisamente più in difficoltà.

Risponde con estrema lentezza ai giudici. A volte perché non ricorda. A volte perché non capisce le domande. Si direbbe quasi che, tra i due, lo straniero è lui. Totalmente incapace di reggere l'onda d'urto dei quesiti dell'accusa.

Una delle prime circostanze che il pm Petroselli vuole chiarire riguarda la presunta morte di Elena, così come raccontata da Esposito ai carabinieri a fine agosto 2009.

Fu l'imputato stesso, dopo oltre un mese e mezzo di carcere, a rivelare ad alcuni militari che madre e figlia non erano scomparse sabato 30 maggio, ma lunedì primo giugno. Quella mattina, spiegò Esposito ai carabinieri, Tatiana piangeva disperata in casa: aveva picchiato Elena talmente forte da ucciderla all'istante.

Appena lo seppe, Esposito la prese a schiaffi, facendole perdere sangue.

In casa c'erano anche dei moldavi. Dei conoscenti di Tania cui lei stessa si era rivolta, per chiedere un consiglio sul da farsi. Uno di loro minacciò Esposito con la pistola, dicendogli di andarsene. E lui così fece. Senza vedere il corpo di Elena e senza sapere che ne era stato, dopo, di Tatiana.

Esposito ha smentito categoricamente queste dichiarazioni. "Sono cose che ho detto io ai carabinieri, ma non sono vere - ha detto oggi in udienza -. Ero in carcere dal primo luglio, mi erano stati tolti i colloqui con i miei genitori ed erano quasi due mesi che non vedevo mia figlia. Avrei detto qualsiasi cosa pur di riabbracciarla".

L'accusa è tornata a insistere sugli sms scambiati con Ala dal giugno all'ottobre 2007. Messaggi dei quali Esposito ha detto di non conoscere la provenienza, lasciando a intendere che, forse, era stato qualcun altro - Tania - a trovarli e conservarli.

In buona sostanza, comunque, l'imputato si è attenuto a quanto già affermato da Ala: la loro storia è iniziata nel 2006; non avevano progetti di vita futura insieme; Tania alzava le mani su Elena. Da qui, il proposito di Paolo di toglierle le figlie: prima la più piccola, chiedendone l'affidamento esclusivo al tribunale dei minori; poi Elena, avviando le pratiche per l'adozione.

Ala, in questo, aveva un ruolo tutt'altro che secondario. "E' vero, nei messaggi parliamo di un suo trasferimento a Gradoli - spiega Esposito -, ma sarebbe servito, essenzialmente, a me. Mi avrebbe dato una mano con le bambine e con la casa famiglia che volevo aprire".

Anche la descrizione del 30 maggio di Paolo collima con quella di Ala. La mattina al lavoro, i vari viaggi ad Acquapendente per raggiungerla e poi il ritorno, insieme, a Gradoli, nella villetta di via Cannicelle. Un racconto che, però, non combacia perfettamente con quanto affermato da Esposito all'interrogatorio di garanzia.

"Glielo dico subito - taglia corto l'imputato, rivolgendosi al pm - le mie dichiarazioni al gip non sono veritiere".

La questione sarà approfondita alla prossima udienza dell'11 marzo, quando l'accusa contesterà punto per punto a Esposito ogni discordanza tra la sua deposizione in aula e i precedenti interrogatori.


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