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Processo Gradoli - L'imputata racconta i primi durissimi mesi di carcere
Ala in lacrime: "Ero sola"
Viterbo - 5 marzo 2011 - ore 2,50


Madre e figlia scomparse
Dossier Gradoli
Ala in lacrime durante l'udienza
Il resto della deposizione di Ala
Paolo Esposito, coimputato
L'avvocato di Esposito, Enrico Valentini
L'avvocato di Esposito, Mario Rosati
L'avvocato di Ala, Pierfrancesco Bruno
Il pm Renzo Petroselli
I legali di parte civile Luigi Sini e Claudia Polacchi
Ala racconta il carcere

Cinque ore sotto il fuoco incrociato di parte civile e difesa. Poi, quando le chiedono di raccontare il suo arresto e la vita in carcere, Ala Ceoban si scioglie in lacrime davanti alla Corte.

E' la seconda volta, dall'inizio della sua deposizione. Ma se, alle udienze precedenti, a farla crollare, erano stati gli sms inviati al suo amante Paolo Esposito, ieri è stato il ricordo dei primi mesi di prigione a farle venire gli occhi lucidi. "E' stato un periodo difficile in tutti i sensi - racconta Ala -. Sono arrivata in carcere con una t-shirt e un paio di jeans. L'unica persona con cui potevo parlare era il mio avvocato".

E' a quel punto che la sua voce si incrina, quando parla di quella solitudine che le spezza il cuore. "Solo al mio avvocato potevo chiedere di portarmi i vestiti, o di darmi i soldi per comprarmi il necessario", dice Ala, piangendo. La Corte le dà qualche minuto per riprendersi. Ma quando torna in aula ricomincia, ostinata, da dove aveva lasciato. "Sono sempre stata indipendente - racconta, con la voce che è un filo pronto a spezzarsi -, e invece dovevo rivolgermi alla polizia penitenziaria per tutto, persino per avere un paio di calzini".

Solo dopo cinque mesi riceve una richiesta di colloquio da sua madre Elena Nekifor. Una donna distrutta, almeno quanto Ala. Siede a pochi passi dalla figlia, singhiozza piano e stringe tra le mani un fazzoletto stracciato.

Il suo avvocato, Luigi Sini, obietta che la richiesta di colloquio con Ala arrivò almeno un mese e mezzo prima. Ma lei dice di non averla ricevuta. E comunque rifiutò categoricamente di parlare con la madre. "Non è stata una decisione facile - spiega Ala alla Corte -, ma mia mamma ha fatto di tutto per remarmi contro. Si è anche costituita parte civile contro di me...".


L'arresto di Ala

Ala arriva il 5 agosto 2009 al carcere di Civitavecchia. I carabinieri la passano a prendere al mattino. Da Santa Fiora la portano in caserma a Viterbo. Poi in tribunale. Poi di nuovo in caserma. E infine, in cella.

"I carabinieri mi dicevano che in casa c'era tanto sangue, che dovevo dire la verità senza coprire Paolo, che erano state trovate le mie impronte", afferma, aggiungendo che tutta la giornata fu "un susseguirsi di domande". Su di lei. Su Paolo. Su Tania.

Sempre quel giorno, il brigadiere Valeriani le chiede se ha visto sua sorella morta e lei annuisce. E' scritto in un verbale di polizia giudiziaria. Ma Ala nega e passa oltre. "Prima di andare in carcere mi fu impedito di parlare col mio avvocato", lamenta, come a voler sottolineare che i suoi diritti di detenuta furono calpestati sin dal primo momento. Il pm Petroselli, però, non ci sta: è lui ad aver imposto quel divieto. Poteva farlo: era autorizzato dal gip.


Sms mancanti?

Il resto dell'udienza si concentra sul 30 maggio, giorno della scomparsa di Elena e Tania, che Ala ricostruisce con dovizia di particolari. Indica nomi di negozi, ricorda di essersi fermata in una pizzeria accanto all'ospedale, di aver guardato la vetrina di una cartoleria e, in generale, "tutti i negozi alla sua destra".

Poi l'attenzione si sposta sui soliti sms, scambiati tra i due amanti dal giugno all'ottobre 2007. Messaggi sui quali la difesa cerca di insinuare dei dubbi. "Stranamente ne mancano alcuni...", rimarca l'avvocato di Esposito Enrico Valentini. Come a dire che qualcuno - probabilmente Tatiana - poteva aver trovato, selezionato e conservato quegli sms, per poi usarli contro Paolo e Ala al momento più opportuno.

"Il 27 settembre, per esempio, non ci sono messaggi - continua Valentini -, ed è un giorno importante, perché Paolo e Tania vanno dall'avvocato e decidono, ufficialmente, di smettere di farsi la guerra". Ma la parte civile rilancia. "Nei messaggi dei giorni successivi Ala si mostra arrabbiata proprio perché Paolo, il 27, non si fa sentire per niente. Quali sono gli sms mancanti?".


Gli uomini di Tania

La vera novità dell'udienza di ieri è la vita sentimentale di Tatiana. Ala la ripercorre scrupolosamente. Passando in rassegna, uno a uno, gli uomini con cui la sorella ebbe una relazione.

"Il suo primo compagno è stato un amico di mio zio - racconta l'imputata -. Un certo Gricia. Un uomo gentile. Lui e Tania avrebbero dovuto sposarsi, ma le nozze saltarono quattro giorni prima".

Il primo (e unico) marito di Tania fu un uomo musulmano, di cui Ala ricorda solo il cognome. Tania, probabilmente, lo sposò più per interesse che per amore, tant'è vero che la famiglia Ceoban non ha mai conosciuto quell'uomo. "Le sue storie importanti furono altre - conferma Ala -. Dai primi anni '90 fino al '93 ha convissuto con un certo Michail. Poi è arrivato Piotr, il padre di Elena, sparito di punto in bianco senza lasciare traccia. E infine Gamlet, afghano. Ma con lui è durata poco perché aveva moglie e figli". Tre uomini che, secondo Ala, non avevano in comune solo il legame affettivo con Tatiana, ma anche un curriculum criminale di tutto rispetto.

Michail era "un capo", dice Ala, "potente e temuto nel suo paese". Piotr entrava e usciva dal carcere. E quanto a Gamlet, Ala lo aveva visto nascondere hashish in una presa della corrente. "Forse era un narcotrafficante", deduce l'imputata. Ma fuori dall'aula, Elena Nekifor è pronta a giurare che gli uomini di Tania erano "persone normali, con un lavoro rispettabile" e che quello di Ala è l'ennesimo tentativo di "screditare la sorella".


Tocca a Paolo

Ala rimane sotto torchio per oltre sei ore. Risponde alle domande di parte civile e difesa. Poi, di nuovo, al pm e alla Corte. La sua deposizione, che ha occupato quattro udienze consecutive, si è chiusa ufficialmente ieri pomeriggio.

Alle 17 i giudici hanno sciolto la seduta aggiornandola a questa mattina, quando su quella sedia, davanti alla Corte, dovrà sedersi l'altro imputato Paolo Esposito.


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