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Processo Gradoli - Periti in aula - Garofano smentisce che gli imputati abbiano pulito la casa, dopo aver ucciso Tatiana
"Nessuno ha cancellato il sangue dalla cucina"
Viterbo - 4 febbraio 2011 - ore 17,15

Madre e figlia scomparse
Dossier Gradoli

Luciano Garofano
Giorgio Portera
Portera e Garofano con l'avvocato Mario Rosati
Portera e Garogano con l'avvocato Enrico Valentini
Antonio Andreozzi, consulente della polizia scientifica
Andreozzi insieme a Cristina Fattorini, perito nominato dalla corte
Elena Pilli, perito della corte
La Pilli e Garofano
Paolo Esposito
Il pm Renzo Petroselli
Ala Ceoban e il suo avvocato Pierfrancesco Bruno

Alcune immagini della presentazione di Giorgio Portera e Luciano Garofano sul giallo di Gradoli mostrata oggi in aula
Un particolare segnale luminol positivo tratto dalla scena del delitto di Novi Ligure
Un'immagine del pomello della cucina della casa di Paolo Esposito
Le immagini dell'interno della cucina della villetta
Il termosifone della cucina
- “Nessuno ha lavato via il sangue dalla cucina di Esposito”.

È categorico il consulente della difesa di Ala Ceoban Luciano Garofano. L'ex comandante del Ris di Parma, ascoltato questa mattina all'udienza del processo Gradoli, ha smentito che i due imputati Paolo Esposito e Ala Ceoban possano aver cancellato dalla cucina il sangue di Tatiana Ceoban, la donna scomparsa da Gradoli due anni fa insieme alla figlia Elena.

Il motivo è semplice (e forse anche “poco scientifico”): la cucina di casa di Esposito “non brillava certo per pulizia”, a detta di Garofano. “Se qualcuno avesse pulito il sangue – ha spiegato il generale – molte delle piccolissime tracce trovate, come quelle sul frigorifero, sarebbero scomparse. E, soprattutto, la cucina sarebbe stata linda come uno specchio”.

Per Garofano, invece, non era così. Anche se la sua idea contrasta con quella dei carabinieri ascoltati finora in aula, che hanno sempre detto di aver trovato la villetta pulita e in ordine.

“E' possibile – ha quindi chiesto il presidente della Corte d'Assise Maurizio Pacioni – che quella sporcizia si sia sedimentata dopo il sequestro della villetta, quando nessuno poteva più entrare e, di conseguenza, pulire?”. Il generale ha risposto di no. “Lo sporco sembrava molto vecchio – ha detto Garofano –. E quei pochi giorni intercorsi tra un sopralluogo e l'altro dei Ris, dall'11 al 23 giugno, non potevano essere sufficienti ad accumulare tutta quella sporcizia. Se ci fosse stato un lavaggio, prima del sangue sarebbe scomparso lo sporco. Cosa che, invece, non è avvenuta”.

L'unico dna estratto dal sangue in cucina è quello di Tatiana. Un fatto che, secondo il generale, è tutt'altro che casuale. “Tatiana, con tutta probabilità, passava in quella stanza molto più tempo degli altri membri della famiglia – ha detto Garofano -. Ci sono, di conseguenza, maggiori probabilità che possa essersi tagliata e che abbia sparso, a più riprese, il suo sangue in cucina”.

Garofano ha suddiviso le tracce in tre categorie. Da gocciolamento, come quelle sul termosifone della cucina. Da proiezione, come quelle sul frigo e sul pomello della tenda. Da contatto, come quella trovata all'interno di una ciotola.

Alcune vanno dall'alto al basso, altre nella direzione opposta. Segno, per Garofano, che non possono essere ricondotte a un singolo evento (l'eventuale omicidio di Tatiana), ma a tempi ed episodi diversi, come sembrerebbe suggerire anche il loro colore.

Al sangue, però – ha specificato Garofano - non è possibile attribuire una datazione precisa. In più, sul colore delle tracce nelle foto, incidono anche altri parametri, come le modalità con cui è stata scattata la foto, la potenza del flash ecc.”.


Portera e le "microtracce" in casa Esposito

Prima del generale la Corte ha ascoltato la relazione dell'altro perito della difesa, Giorgio Portera, ex ufficiale dei Ris di Parma, nominato come consulente dagli avvocati di Esposito. Anche lui, come Garofano, si è servito di una serie di slides proiettate su un maxischermo per illustrare i risultati della sua relazione.

In generale, Portera si è detto d'accordo con la perizia dell'antropologa molecolare Elena Pilli. Ha dissentito, invece, sulle cosiddette "microtracce". Quelle di qualche millimetro appena, trovate, per esempio, sulle piastrelle della cucina e su alcuni punti del pavimento. Tracce che, per i Ris, erano positive al test del luminol. Per Portera, invece, no.

"Il luminol - ha sottolineato il consulente della difesa - reagisce non solo con il ferro del sangue, ma anche con detergenti, residui di terriccio, metalli, carote, ravanelli, rape e cipolle. Elementi, in particolare questi ultimi, che è più che probabile si trovino in una cucina e che potrebbero determinare i cosiddetti "falsi positivi": tracce reagiscono al luminol, ma potrebbero non essere di sangue".


Pick-up, nulla di fatto

Nel corso dell'udienza sono stati sentiti anche i periti della corte Elisabetta Mei, Crisitina Fattorini e Antonio Andreozzi, chiamati a riferire sulle analisi eseguite sul pick-up.

La Mei ha spiegato di aver avuto un problema con la sua strumentazione che non le ha permesso di estrarre il dna e analizzarlo. Solo una traccia sembrava riconducibile a un dna femminile, non coincidente, però, né con quello di Elena né con quello di Tatiana.

Quanto alle impronte, la dottoressa Cristina Fattorini ne aveva repertate 13. Soltanto due di queste sono state prese in considerazione dal perito Andreozzi. Entrambe risultate incompatibili con le impronte degli imputati.

La richiesta di ulteriori accertamenti sul pick-up, avanzata dal pm Petroselli, è stata respinta dalla Corte, che ha aggiornato la seduta al prossimo 11 febbraio.

Saranno ascoltate, in quella sede, anche Elena e Olga Nekifor, sorelle, rispettivamente madre e zia di Ala e Tatiana.


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