- La piccola Erika a passeggio da sola con la nonna.
A confermarlo, con tanto di foto, è l'avvocato di Paolo Esposito, Enrico Valentini, attraverso le pagine del Messaggero.
Dall'articolo apparso questa mattina sul quotidiano, infatti, si apprende che il legale sarebbe andato di persona a Bologna, città nella quale è stata trasferita la piccola Erika.
Secondo l'ordinanza del Tribunale dei minori la bambina sarebbe dovuto andare ad abitare con una affidataria, conoscente della nonna materna di Erika, Elena Nekifor, ma quest'ultima dovrebbe vederla soltanto due volte alla settimana.
Ma, come si legge nell'articolo del Messaggero, Valentini avrebbe visto con i suoi occhi che la Nekifor vive anch'essa nella stessa casa della piccola Erika ed esce con lei senza la presenza di assistenti sociali.
L'avvocato Valentini ha voluto documentare questa "anomalia" scattando delle fotografie a Bologna il 10 e il 19 settembre. "Sono partito - spiega al Messaggero il legale - perché volevo vedere con i miei occhi cosa stava succedendo e ho constatato che il decreto del Tribunale dei minori non è stato rispettato.
Erika, infatti, era stata trasferita a Bologna perché, essendo teste del processo, non doveva essere influenzata dai nonni paterni.
Ma allora - si chiede Valentini - perché le si dà la possibilità di vivere a stretto contatto con la nonna materna? Forse i servizi sociali non sapevano che la donna affidataria è una persona molto vicina ad Elena Nekifor?".
La conclusione del legale, si legge nell'articolo del Messaggero, è di chiedere la revoca o la sospensione del decreto del tribunale dei minori che ha allontanato Erika dal suo paese d'origine.
Inoltre chiede che venga nominato uno psicologo estraneo alla Asl di Viterbo per accertare lo stato di salute mentale delle persone coinvolte nel giallo di Gradoli.
La risposta dell'avvocato di parte civile Luigi Sini, che rappresenta Elena Nekifor, non si è fatta attendere.
Il legale ha commentato che il dossier fotografico non dimostra alcun "favoritismo" della nonna materna, rispetto a quelli paterni.
"Il provvedimento iniziale prescriveva, effettivamente, che la nonna materna potesse vedere la bambina solo in presenza di assistenti sociali - spiega Sini -. Ma la cosa è sempre stata gestita in modo molto fluido. Ogni movimento della signora Nekifor era autorizzato dai servizi sociali sia di Valentano, sia di Bologna, che conoscevano perfettamente gli spostamenti della mia assistita e i suoi incontri con la nipotina. Anche quelli documentati dal dossier di Valentini che, quindi, non prova alcuna violazione del decreto del tribunale dei minori".
Quanto al "giallo" del nome della Ceoban sul campanello della Marchi Baraldi, affidataria di Erika, è presto risolto da Sini.
"La mia assistita ha abitato, per un periodo, in quella casa, in via Ettore Petrolini 3 - spiega l'avvocato -. Ma sono mesi che non vive più in quell'appartamento. L'altro nome che compare, Aldrovandi, è quello dell'ex convivente della signora Marchi Baraldi, che ha lasciato anche lui l'abitazione da tempo. Il nome da sposata della mia assistita è semplicemente rimasto scritto sul campanello, ma nulla di più. Elena Nekifor ha lasciato quell'appartamento nel gennaio 2010 e ha preso una casa nelle vicinanze".