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Processo Gradoli - Incongruenze tra il primo e il secondo sopralluogo nella villetta di via Cannicelle
Il mistero della cartellina gialla
Viterbo - 13 novembre 2010 - ore 4,00


Sopralluogo del 23 giugno - Il rettangolo indica la cartellina gialla con i documenti, sopra i libri di Elena
Sopralluogo dell'11 giugno - La cartellina gialla è sul letto, indicata dal rettangolo, e non sullo scaffale della libreria
Il capitano Marco Ciervo in aula
Ala Ceoban
Paolo Esposito
I giudici Turco e Pacioni
Elena Nekifor, madre di Ala e Tatiana Ceoban
L'avvocato Claudia Polacchi
L'avvocato Luigi Sini
L'avvocato Enrico Valentini
I genitori di Paolo Esposito
Il pm Renzo Petroselli
- Il mistero della cartellina gialla.

E' l'ennesimo punto interrogativo del processo Gradoli, sollevato ieri mattina, in aula, dagli avvocati di Paolo Esposito.

La difesa dell'imputato ha estratto il suo “coniglio dal cilindro” nel bel mezzo dell'udienza dedicata alla deposizione del capitano Marco Ciervo, sbandierando i fascicoli fotografici dei sopralluoghi dell'11 e del 23 giugno 2009 nella villetta di via Cannicelle, dove Esposito viveva con Tatiana ed Elena, scomparse il 30 maggio dell'anno scorso.

I documenti di madre e figlia (passaporto di Tatiana, codice fiscale, permesso di soggiorno e fotocopia di una carta di identità di Tatiana) furono trovati durante il secondo sopralluogo del 23 giugno, in una cartellina gialla, sopra uno scaffale della libreria in camera di Elena. Ma della stessa cartellina, nelle foto del primo sopralluogo, non c'è traccia. E se c'era, non era nella libreria.

L'unica cartellina gialla nelle foto dell'11 giugno, fatte ingrandire appositamente dall'avvocato Valentini, è sul letto di Elena, tra i quaderni di scuola della ragazzina. E Valentini è pronto a giurare che all'interno c'era ben altro. “Dentro c'è un libro di scuola. Non ci sono i documenti, pubblico ministero - ha detto il legale, agitando il dossier fotografico sotto il naso del pm Petroselli -. Ci dovete dire dove sono, questi documenti! E soprattutto, dov'erano quando è stato fatto il primo sopralluogo!”.

Il capitano Ciervo non si scompone. “Ho l'impressione che gli scatti non siano in ordine cronologico – ha detto l'ex comandante della compagnia di Viterbo -. Tant'è vero che nel fascicolo dell'11 ci sono le immagini delle abrasioni sul muro che noi non avevamo notato al primo sopralluogo, ma solo più tardi. E inoltre le foto non possono testimoniare lo stato originario delle stanze della casa, perché venivano scattate mentre i controlli erano in corso”.

Per l'avvocato, comunque, la sostanza non cambia. La cartellina gialla trovata il 23, non era al suo posto l'11. "E non è un dettaglio di poco conto - ha aggiunto Valentini -, se si pensa che è stato il ritrovamento dei documenti a far accantonare la tesi dell'allontanamento volontario di Elena e Tania, in favore di quella del duplice omicidio".


Che fine ha fatto la fodera della poltrona?

Altro elemento messo in risalto dalla difesa, la poltroncina della cucina.

Un seggiolino di piccole dimensioni, trovato senza la fodera, accanto alla finestra della stanza. L'unica, in tutta la casa, senza le tende e con il pomello sporco di sangue.

“Avete chiesto a Esposito di mostrarvi le tende?” ha domandato l'avvocato Bruno (per Ala Ceoban). “Sì”, ha risposto Ciervo. “E la fodera?”. “La fodera no. Non abbiamo chiesto dove fosse”, ha spiegato il capitano, che ha anche ammesso che il pezzo di stoffa trovato sullo stendino di casa, che poteva essere la stessa fodera della poltroncina, non fu esaminato dai suoi uomini.

“Ci hanno pensato i Ris – ha detto Ciervo -, ma la prova del luminol ha dato esito negativo”.


Centinaia di contatti tra Ala e Paolo

Quanto agli accertamenti telefonici, la difesa di Esposito ha smontato la tesi del picco di contatti tra Paolo e Ala nei giorni precedenti la scomparsa di Elena e Tania. I 160 del 29 maggio, fanno notare Rosati e Valentini, sono niente se confrontati con i 422 contatti del 19, o 114 del 21 o i 208 del 23 maggio. Per i due ex amanti, sentirsi centinaia di volte al giorno era la normalità.

I contatti avvenivano con una scheda telefonica intestata a Irina Kulyk, l'amica ucraina di Ala. La Kulyk le aveva regalato quella Sim e Ala, a sua volta, l'aveva data a Esposito.

Dai tabulati risulta un numero esorbitante di contatti fino al 29 maggio. Poi, il 30, tutto tace. I due si mandano solo un paio di sms al mattino. Per poi riprendere a sentirsi la sera del 31. Un “vuoto” inusuale, che ha insospettito i carabinieri. Così come sospetto, a detta del capitano, è il fatto che la scheda sim di Elena, il 30 maggio, fosse associata a un cellulare diverso rispetto a quello che la ragazzina usava abitualmente. Cellulare che è stato poi trovato nello studio di Esposito in via Piave e sottoposto a sequestro.

La deposizione è andata avanti per oltre sei ore, davanti ai giudici Turco e Pacioni e alla giuria popolare, ripercorrendo un intero anno di indagini, tra sopralluoghi, accertamenti telefonici e bancari, ricerche dei corpi a Gradoli e nella zona del lago.

La seduta è stata infine aggiornata a venerdì 19 novembre, per l'ascolto dei primi cinque testimoni della parte civile.


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