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Giallo di Gradoli - Infuocato intervento della difesa di Esposito
Valentini: "Esposito crocifisso dall'accusa"
Viterbo - 25 marzo 2010 - ore 13,45

L'avvocato Enrico Valentini
La difesa fuori dal tribunale di Viterbo
L'avvocato Fabrizio Berna
- Valentini: "Esposito crocifisso dall'accusa".

E' in corso da questa mattina alle 10 l'udienza preliminare che vede Paolo Esposito e Ala Ceoban accusati di aver ucciso Elena e Tatiana Ceoban, madre e figlia scomparse da Gradoli dieci mesi fa.

Dopo gli interventi di lunedì del pm Renzo Petroselli e dei legali di parte civile Luigi Sini e Claudia Polacchi, questa mattina è stato il turno della difesa, che ha sferrato un attacco frontale alla Procura.

Durissima, in particolare, la replica dell'avvocato Enrico Valentini, difensore di Esposito, il primo a prendere la parola, questa mattina, in un'aula di tribunale blindata. Un intervento, il suo, andato avanti per più di due ore. E che ha lasciato interdetti pm, legali di parte civile.

"Ho cercato volutamente lo scontro - ha spiegato Valentini all'uscita -, perché ho voluto dire tutto quello che penso. E cioè che le indagini sono state lacunose. L'accusa aveva bisogno di un colpevole e ha puntato il dito su Esposito. Senza approfondire altri aspetti della questione. Per esempio, sulla vita di Tatiana abbiamo sempre saputo poco o nulla...".

Molti i punti sui quali Valentini ha ribattuto. "Hanno detto che Tatiana, quel pomeriggio, ha fatto un viaggio in autobus da Viterbo a Gradoli - dice l'avvocato -. Ma c'è una telefonata che risulta fatta da Tatiana alla figlia, da Capodimonte. E, in quella fascia oraria, non ci sono autobus che vanno da Viterbo a Gradoli, passando per Capodimonte. In più l'autista ha detto di non aver visto Tatiana né salire né scendere dall'autobus. Quindi, mi chiedo, con chi era Tatiana? Perché nessuno ha pensato a questo?".

Si è discusso anche delle scope e degli stracci con i quali, secondo l'accusa, Esposito e Ala avrebbero pulito la scena del delitto, per far scomparire ogni traccia di sangue. Scope e stracci che, a detta del pm e degli avvocati di parte civile, sarebbero spariti. Mentre la difesa sostiene il contrario.

"Le scope ci sono - afferma Valentini -. Abbiamo una documentazione fotografica che lo conferma. E quanto agli sms tra Paolo e Ala, che il giorno prima della scomparsa sarebbero stati all'incirca 200, non mi sembra un dato rilevante. Il numero dei messaggi che si inviavano, in media, era sempre quello. Superiore ai 100 sms al giorno". Un elemento che, però, non convince gli avvocati di parte civile. In particolare Luigi Sini, il legale rappresentante la madre di Ala e Tatiana, che si chiede "perché Esposito e Ala, utilizzavano dei telefoni che, poi, sono spariti". O perché "Esposito non ha detto subito che, il giorno della scomparsa di Elena e Tatiana, lui e Ala erano insieme".

In aula si sarebbe parlato anche di un pagamento eseguito da Tatiana in un negozio di elettronica, dove la giovane donna avrebbe comprato una telecamera. Anche su questo punto non c'è accordo tra accusa e difesa. "Ci hanno detto che Tatiana ha pagato con il bancomat - afferma l'avvocato Pierfrancesco Bruno, difensore di Ala -. Ma sull'estratto conto, di questa operazione non c'è traccia. Come si spiega?".

Oltre a cercare di smontare pezzo per pezzo le accuse contro Esposito, Valentini ha presentato al giudice alcune richieste. Come la modifica della misura cautelare per Esposito, in carcere da otto mesi, e la revoca del divieto di vedere la figlia Erika.

L'uzienza è ancora in atto.

All'arringa di Valentini seguiranno quelle degli altri legali: Mario Rosati e Pierfrancesco Bruno, il cui intervento dovrebbe concentrarsi, per lo più, sulle tracce trovate nella villetta di via Cannicelle, dove Esposito viveva con Tatiana, Elena ed Erika. Dopodiché, il giudice Fanti dovrà decidere se rinviare a giudizio o meno gli indagati.

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