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Giallo di Gradoli - Il caporedattore del Messaggero replica al sindaco Buzi
Tutto è bene quel che finisce bene, ma...
di Arnaldo Sassi
Viterbo - 1 maggio 2010 - ore 4,30

Arnaldo Sassi
- Era ora. Meglio tardi che mai. In questa aggrovigliatissima matassa del “giallo di Gradoli” finalmente una notizia positiva: la piccola Erika potrà riabbracciare il padre Paolo Esposito, in carcere perché accusato di duplice omicidio dal 1° luglio 2009.

Dopo mesi di batti e ribatti, il sindaco di Gradoli Luigi Buzi e le assistenti sociali che lo assistono hanno finalmente deciso di dar corso all’ordinanza del Tribunale dei minori del luglio 2009.

Quella che stabiliva senza ombra di dubbio che la piccola Erika e il padre potessero vedersi attraverso “incontri protetti”.

Ci sono voluti ben nove mesi e una campagna di stampa condotta dal Messaggero contro tutto e contro tutti per ottenere una cosa che era scritta a chiare note e che sarebbe potuta avvenire nel giro di pochi giorni.

Tutto è bene quel che finisce bene, si può ben dire. E l’unica cosa importante in questo momento è che una bambina di 7 anni potrà riabbracciare il padre, dopo esserne stata privata per quasi un anno.

Quanto al sindaco di Gradoli, che in una lettera proprio su Tusciaweb se la prende apertamente col sottoscritto, va solo risposto che ogni ruolo impone oneri ed onori. E se uno degli oneri non è disposto a farsene carico e a risponderne in prima persona, esiste sempre l’istituto delle dimissioni. Cincinnato docet.

Dico questo perché il Messaggero – e il sottoscritto che a Viterbo lo dirige – hanno portato avanti con ostinazione (questo sì) una campagna di stampa tendente solo ed esclusivamente a far valere quei sacrosanti diritti umani che erano stati pervicacemente negati a una bambina di 7 anni, vittima di una serie di eventi drammatici di cui lei è l'unica incolpevole certa e vittima.

Una campagna di stampa oltretutto, basata su un'ordinanza del Tribunale dei minorenni, per mesi disattesa. Senza che nessuno avesse il coraggio di fornire una benché minima spiegazione, quanto meno giuridica. Ma tutti nascondendo la testa sotto l'ala della riservatezza e della delicatezza del caso. E mettendo in piedi il classico gioco, così amato in Italia, dello scaricabarile.

Al sindaco di Gradoli, che reputo una bravissima persona, non adatto però ad assumersi responsabilità di un certo peso, vorrei consigliare almeno di evitare di dire bugie, anche se dette soltanto per giustificare il suo operato, altrimenti rischia ulteriori figuracce.

Mi riferisco ai suoi colloqui col garante dei detenuti, il quale è stato informato della vicenda prima dall’avvocato Valentini e poi dal sottoscritto, che gli ha anche fornito i numeri di cellulare del responsabile della Asl Mario Morucci e dello stesso sindaco. Dopodiché è stato il garante a contattare e a sollecitare gli altri due, e non il contrario.

Ergo, Buzi eviti di prendersi meriti che non ha. E si guardi dai cattivi consiglieri (o consigliere).

Arnaldo Sassi


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