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L'opinione di uno sporco comunista
Sull'orlo dell'abisso, con un piede sull'acceleratore
di Valerio De Nardo
Viterbo - 7 settembre 2009 - ore 3,45

Valerio De Nardo
- Oggi che l’esprit de lois è quello del lodo Alfano chissà cosa direbbe il buon Montesquieu a proposito del fatto che ogni potere possa controllare l’altro potere, “il faut que le pouvoir arrete le pouvoir”.

Il presidente del consiglio dei ministri, soprannominato dal giornalista Giuseppe D’Avanzo “l’egoarca”, non sopporta che qualcuno possa ostacolare il suo cammino, per cui provvede appena possibile a rimuoverlo dal suo percorso.

Che siano magistrati che non lo possono giudicare, giornalisti che non lo possono criticare, minoranze che non vi si possono opporre, portavoce della commissione europea che non possono portare alcuna voce…

Vorrei sinceramente non parlare di Lui (mi viene spontanea la maiuscola), ma mi sembra impossibile far finta di nulla quando critica il sistema dell’informazione, del quale è l’imprenditore più importante.

Ormai non vi sono più limiti alla sistematica (oserei dire “stalinista”, se a proposito del reiterante anticomunista non apparisse paradossale) inversione tra la verità e la menzogna, nella quale riescono in maniera eccellente alcuni dei più fidi scudieri del cavaliere di Arcore.

La vicenda democratica del nostro Paese è risultata segnata negli ultimi 15 anni da quella che è stata pudicamente definita un'anomalia, la quale trovava nella formula del conflitto di interessi la sua espressione più sintetica.

Un conglomerato di potere finanziario, mediatico, pubblicitario, politico in grado di determinare la formazione del consenso e di condizionare le scelte pubbliche e private, determinando, ancor prima, gli orientamenti culturali, le sensazioni e l’immaginario collettivo nei quali quelle scelte si fondano.

Ma dove sono i magniloquenti liberali a libro paga che non mancano di impartire lezioni cerchiobottiste a sinistra piuttosto che a destra?

Comunque oggi che quell'anomalia è divenuta una vera e propria mostruosità. Non mi preoccupa tanto Berlusconi e il berlusconismo, i quali comunque fondano il loro potere e il continuo straripamento dai suoi limiti su un solido dato di consenso popolare, per quanto lo si possa giudicare “dopato”.

La mia preoccupazione è piuttosto per l’inettitudine della opposizione, la sua evanescenza, l’incapacità di essere un'alternativa credibile mentre la crisi morde e la disoccupazione devasta le esistenze di centinaia di migliaia di persone; mentre lo spirito pubblico degrada e il senso dell’etica e della legalità si abbassano inesorabilmente; mentre il sistema democratico è sottoposto a continui vulnus; mentre vanno in onda gli spot dei respingimenti degli immigrati sui barconi (gli ultimi, i disperati), quando ne entrano tranquillamente e lecitamente a migliaia dagli aeroporti; mentre l’omofobia e l’intolleranza contro ogni diversità si diffondono; mentre la secessione nordista ritorna più subdola ma più forte.

Ma soprattutto mi preoccupa il fatto che tutti si sia costretti a tenere lo sguardo rivolto sulla polemica del giorno mentre si corre a scapicollo verso il precipizio. Come dice a proposito dei cambiamenti climatici non un pericoloso estremista ecologista, ma quello che dovrebbe essere il più diplomatico tra i diplomatici, il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon, “siamo sull’orlo dell’abisso, con il piede sull’acceleratore”.

Di fronte allo spettacolo che ci tocca guardare e per una piccola parte interpretare, penso: se l’umanità fosse sul Titanic che affonda a noi italiani spetterebbe di diritto il ruolo dell’orchestrina che continua a suonare mentre la nave sta colando a picco.

Valerio De Nardo

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