- Un grande sforzo. Una grande gioia. Un grande trionfo.
Rossa, come la passione forte dei viterbesi verso la loro Patrona, Fiore del Cielo ieri sera ha attraversato la città. Ha meravigliato, entusiasmato, rinnovato e reso ancora più forte una tradizione che parte da lontano e che la Macchina di Arturo Vittori ha proiettato nel futuro, colorandola di una luce nuova.
Ma per il debutto non è stato tutto rose e Fiore del Cielo. Macchina e uomini hanno dovuto prendere confidenza. Qualche imprevisto c'è stato.
A piazza Fontana Grande un crampo a un facchino gli ha impedito di proseguire il trasporto. Nulla di grave, ma è stato necessario sostituirlo con alcuni spostamenti nella squadra.
Sempre a piazza Fontana Grande, alla prima sosta, si è dovuto risollevare e appoggiare nuovamente la Macchina, perché un cavalletto non si era ben posizionato. A piazza del Plebiscito, problemi a un cavalletto che si è incrinato, ma è stato prontamente sistemato. Si è parlato di una struttura a tratti rigida.
Ma nel complesso tutto ha funzionato per il meglio. Grazie al potente motore della Macchina di Santa Rosa. Quei Facchini forti e determinati, in grado di dare tutto se stessi. Senza risparmiarsi.
In corteo, oltre al sindaco Marini, il presidente della Provincia Mazzoli, assessori e consiglieri, anche il presidente della Regione Marrazzo, Iannarilli, Antonio Tajani e l'attore Matteoli.
Dopo la benedizione del vescovo, la consegna al costruttore da parte del sindaco, alle 21.35 la mossa. Arrivo alle 23.50. Due ore e un quarto. Tanto è durato il trasporto.
Facchini guidati dalla voce ferma di Sandro Rossi, con il presidente del Sodalizio Roberto Mecarini a osservare a distanza. Anche se nell'ultimo tratto, quello in salita verso Santa Rosa, non ha potuto fare a meno d'aiutare i suoi compagni.
Una lunga sosta a piazza del Plebiscito, è servita a riprendere fiato. Stesso posto dove Fiore del Cielo ha effettuato il tanto atteso lancio dei petali.
Un momento emozionante, l'abbraccio alla città. Con altrettanta emozione, poco prima la creatura di Arturo Vittori si è rivelata alla città a San Sisto, prima soltanto illuminata dalle fiaccole, quelle della base accese dalla figlia del costruttore Granziera.
Poi si è acceso tutto il resto. Scatenando il primo di una lunga serie d'applausi. Per quella Macchina che passa tra la folla, che non è mai uguale a se stessa, che cambia d'intensità, che profuma d'incenso.
E' viva ed è già nel cuore di tutti.
Anche se come ogni primo anno che si rispetti, ognuno ha un suo suggerimento per renderla migliore.
Decine di migliaia di persone l'hanno seguita da ogni piazza e strada. In qualche punto, come al Corso, è sembrato esserci anche troppa gente.
Il servizio d'ordine ha avuto il suo bel da fare. Fino all'arrivo a Santa Rosa.
Con un'immagine su tutte: il volto stanco dei Facchini, il corpo allo stremo delle forze. Il senso vero del tre settembre è tutto qui.
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