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Maria Consiglia Pompei spiega la scultura di Francesco Paolocci che sarà donata al Papa il 6 settembre
"Un itinerario di fede disegnato nel volto"
Viterbo - 3 settembre 2009 - ore 12,30

Riceviamo e pubblichiamo - Il 6 settembre prossimo, la piccola cittadina di Bagnoregio sarà al centro di un grande evento: riceverà la visita del Santo Padre, una visita densa di significati, legati al particolare momento storico e culturale che stanno vivendo il mondo e la cristianità.

Robert Moynihan, fondatore della rivista Inside the Vatican, infatti, a conclusione di un intervento nel quale illustra la portata rivoluzionaria della tesi che Joseph Ratzinger scrisse negli anni cinquanta su San Bonaventura e sulla sua visione della storia, afferma:

“A volte in un viaggio papale ci sono aspetti più importanti di quelli che si possono percepire a prima vista. E' il caso dell'imminente visita di Benedetto XVI a Bagnoregio, paese natale di San Bonaventura.

[…]Quando Benedetto XVI visiterà Bagnoregio, in un certo senso starà tornando alle fonti delle sue più profonde battaglie intellettuali, al luogo in cui ha compreso pienamente la novità della fede cristiana e come quella fede, quella verità rivelata, sia allo stesso tempo in armonia e in totale opposizione alla ragione che è stato il massimo bene della filosofia classica.

Ciò fa del viaggio a Bagnoregio molto più di una visita papale; è un viaggio nel passato spirituale e intellettuale di Ratzinger, e nel cuore della sua visione spirituale e intellettuale ”

In un’epoca, dunque, dove le ragioni della fede e “le ragioni della ragione” sembrano non coincidere più, questo evento ci riporta alla spiritualità francescana e bonaventuriana, il cui slancio di libertà e amore non può che rivitalizzare le menti, accenderle di nuovo fervore e di nuove speranze.

E’ questo ciò che si legge anche nelle pregevoli sculture di cui è autore Francesco Paolocci: entrambe raffigurano San Bonaventura, ma le scelte compositive sono diverse e, a ben guardare, sono anch’esse tappe di un itinerario.

Il bassorilievo donato al Papa lo scorso cinque marzo alla sala Nervi in Vaticano, raffigura il monumento eretto a San Bonaventura in piazza Sant’Agostino a Bagnoregio, alla fine del XIX secolo.

Nella scelta di rappresentare la statua che volge le spalle a Civita, borgo in cui è nato il Santo, e che è nell’atto di protendere la mano destra, sono tanti i significati che si possono ravvisare.

Il Santo partì da Civita per un incredibile percorso di vita che lo portò ai massimi vertici della cultura del tempo, ma anche alle eccelse vette di una santità “serafica” e innamorata della luce di Dio, quella luce che, nel bassorilievo, si irradia dietro la figura del Santo.

La sua mano protesa verso l’esterno della città in cui è nato indica, al tempo stesso, la direzione del suo viaggio, l’orizzonte dell’anima che si abbandona coscientemente all’amore di Dio, l’atto di protezione e di amore per quella terra dove aveva fisicamente e spiritualmente incontrato il francescanesimo.

Non meno affascinante è il fatto che la statua sia collocata in una piazza dedicata a Sant’Agostino, le cui riflessioni sull’illuminazione dell’intelletto dell’uomo ad opera di Dio sono una tappa fondamentale nell’Itinerarium mentis in Deum disegnato da San Bonaventura, anche se c’è un altro aspetto da considerare: ogni viandante che si ferma all’ombra degli alberi che la circondano e i fedeli che vi sostano ad ascoltare le omelie del Vescovo nel corso della processione devozionale nel giorno della festa non può non sentirsi confortato dall’abbraccio del Santo e invitato dal suo gesto a compiere il suo stesso cammino di “intelletto e amore”.

Un cammino che si conclude in un intenso e totale abbandono alla rivelazione, una rivelazione che viene dall’alto e che ci conduce all’alto, all’assoluto bene: così gli occhi di San Bonaventura nel busto che sarà donato al Pontefice il prossimo 6 settembre ci costringono a sollevare lo sguardo dell’anima e a contemplare e amare la verità.

Quest’ultima scultura, dunque, rappresenta la conclusione dell’itinerarium, rappresenta plasticamente la summa del pensiero bonaventuriano, nell’atto ultimo e umile di affidamento all’amore di Dio.

L’autore, infatti, in una sua nota, descrive così la scultura: "La figura si pone come assorta in una intensa contemplazione, il suo sguardo volutamente si getta lontano oltre l'immediato, e il viso appare come investito da una brezza leggera, che come una luce invisibile lo illumina e trasforma.

I lineamenti si levigano per effetto della vicinanza al pensiero di Dio, e divengono essenziali e purificati. Ciò che egli guarda noi non sappiamo, ciò che scopre col cuore e con la mente è appena dichiarato dall'espressione di uno sguardo timido e abbandonato al disegno di Dio, similmente a chi completamente a Dio si dona ricevendo la grazia della sua luce.."

Vi è anche ben raffigurato, dunque, quel dialogo tra la rivelazione e l’uomo che è la scoperta fondamentale dello studio di Joseph Ratzinger su San Bonaventura da Bagnoregio.

Maria Consiglia Pompei

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