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Viterbo - L'opinione di Ugo Chiocchini della facoltà di Agraria
"Terme, mantenere gli attuali livelli di utilizzazione"
Viterbo - 30 settembre 2009 - ore 18,15

Riceviamo e pubblichiamo
- Circa le notizie relative allo stato di salute delle acque termali di Viterbo ritengo doveroso intervenire a seguito della mia esperienza maturata in circa 15 anni di studio del territorio comunale di Viterbo ed in particolare dell’area con le manifestazioni termali per chiarire che “non c’è da stare tranquilli” come riportato dalla stampa.

E’ utile ricordare al riguardo che già nel 2001 ho pubblicato un articolo relativo ai primi risultati della ricerca e nello stesso anno ho iniziato il coordinamento del Progetto Città di Viterbo, mirato alla descrizione dei caratteri geologici, idrogeologici, geomorfologici, geopedologici dell’area urbana, al quale hanno collaborato diversi Enti di ricerca oltre al Comune e alla Provincia di Viterbo.

Dopo tre anni di lavoro la ricerca è stata pubblicata nel volume La Geologia della Città di Viterbo, presentato all’opinione pubblica e alla comunità scientifica nazionale a dicembre 2006

Dunque le mie ricerche sono state ulteriormente approfondite, producendo un risultato che non solo è all’avanguardia della ricerca, ma costituisce un prezioso strumento sia per l’Amministrazione comunale di Viterbo, sia per tutti coloro che si devono confrontare con la pianificazione dell’uso del territorio urbano.

Il contributo alle conoscenze della geologia di Viterbo e di parte della provincia viterbese è stato arricchito anche dall’attività degli ultimi otto anni con l’incarico di Direttore dei Rilevamenti delle formazioni sedimentarie dei fogli 345 “Viterbo” e 355 “Ronciglione”, eseguiti in collaborazione con ricercatori dell’Università di Urbino e dell’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale (ISPRA ex APAT, Ministero dell’Ambiente) per la Carta Geologica d’Italia in scala 1: 50.000 nell’ambito del Progetto CARG dell’ISPRA. E’particolarmente significativo che tali rilevamenti e studi comprendono tutta l’area termale e i relativi depositi di travertino, che sono stati studiati in dettaglio.

Ho terminato dalla fine del 2007 la faticosa ricerca che propone la ricostruzione del quadro stratigrafico, strutturale e idrogeologico dell’area Viterbo - Monti Cimini. Tale ricerca è stata supportata dal contributo di ricercatori di varie competenze afferenti all’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale (ISPRA) e all’Università di Roma “La Sapienza” nonché da numerosi dati forniti dall’Unità di Geotermia dell’ENEL con sede a Pisa e dal Ministero dell’Industria, Commercio e Artigianato (ora Ministero delle Attività Produttive) – Inventario delle Risorse Geotermiche Nazionali.

I risultati di questa ricerca sono stati presentati alla comunità scientifica nazionale e internazionale in occasione del Forum Geoitalia 2009 della Federazione Italiana di Scienze della Terra (FIST) a settembre c.a. dove il dibattito sviluppatosi al termine della presentazione ha suscitato unanime consenso.

E’ necessario precisare che la ricerca è basata su una solida ricostruzione stratigrafico – strutturale ed idrogeologica del sottosuolo dell’area Viterbo – Monti Cimini, con particolare riferimento alle condizioni fisiche (temperature e pressioni) del serbatoio carbonatico che contiene i fluidi termali.

Dalla ricerca risulta che le misure di portata nei vari sondaggi eseguiti nell’area termale, condotte ad intervalli compresi tra 9 e 34 anni, mostrano che le portate si sono ridotte drasticamente fino a circa il 90% rispetto alla portata iniziale (misurata durante la perforazione dei sondaggi e quindi perfettamente attendibile e veritiera), mentre la portata della sorgente Bullicame si è ridotta di almeno 1/3 in 146 anni.

Questo andamento delle portate indica che i fluidi termali che emergono in superficie non sono bilanciati da un adeguato apporto dal serbatoio carbonatico che contiene i fluidi termali e quindi la risorsa termale è caratterizzata da un trend che è costantemente calante, come dimostrano proprio i depositi di travertino nell’area termale il cui volume è stimato in circa 480 milioni di m3.

Gli unici emungimenti che possono avere influenza negativa sono quelli che eventualmente intercettano abusivamente la circolazione delle acque termali. Inoltre la ricerca, svolta anche mediante analisi geochimiche ed isotopiche sulle varie emergenze termali di Viterbo, di Orte e delle sorgenti del F. Nera presso Narni, ha accertato con ragionevole certezza che la ricarica dei fluidi termali delle emergenze termali di Viterbo avviene nella zona appenninica compresa tra i Monti di Amelia, i Monti Reatini, i Monti Sabini e i monti di Spoleto.

Pertanto, per quanto riguarda la valutazione degli scenari di utenza sostenibile, che potrebbe significare anche un incremento dello sfruttamento della risorsa termale, le condizioni idrogeologiche generali (circolazione delle acque termali nel sottosuolo; emergenze naturali e emergenze connesse ai sondaggi della Società Terni; stima approssimata della risorsa termale) suggeriscono di mantenere gli attuali livelli di utilizzazione.

Per un corretto sfruttamento della risorsa termale è necessario preparare un piano di assetto territoriale complessivo di tutta la fascia con le manifestazioni termali, comprensiva di un area di rispetto assoluto per la sorgente Bullicame evitando ovviamente l’emungimento delle acque termali. Il Dipartimento di Tecnologia, Ingegneria e Scienze dell’Ambiente e delle Foreste (DAF) dell’Universita' della Tuscia è impegnato a produrre tale piano di assetto del territorio che presenterà alla comunità scientifica e alla comunità viterbese tra alcuni mesi.

Ugo Chiocchini
Ordinario di Geologia applicata
Dipartimento di Tecnologia, Ingegneria e Scienze dell’Ambiente e delle Foreste (DAF) - Facoltà di Agraria
Universita' della Tuscia

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