Riceviamo e pubblichiamo -
Ancora un episodio esecrabile ma prevedibile. I protagonisti, oltre alla malcapitata, sono i cani incustoditi dai proprietari. In questo periodo è facile avvistare gruppetti di cani vagare per le città, in mezzo alla strada o stazionare per giorni davanti a cancelli e giardini.
Per i cani, infatti, questo è il momento della riproduzione, le cagne entrano in estro e i maschi vagano alla loro ricerca, inconsapevoli dei pericoli che da queste fughe ne possono conseguire per sé e per gli altri.
Ma se i cani possono comprensibilmente esserne inconsapevoli, così non si può ammettere per gli umani che se ne son fatti carico e ne sono responsabili.
Per il viterbese buona parte del fenomeno dei numerosi cani vaganti ha, come altrove, radici culturali e si deve ricondurre a pessime quanto diffuse pratiche di gestione ed educazione dei cani di proprietà, siano essi da compagnia che da lavoro.
Eppure, con tutta evidenza, in contesti altamente urbanizzati come il nostro il cane vagante non trova adeguato spazio né si riscontrano condizioni culturali tali che possano garantire l’adozione di comportamenti corretti da parte dei cittadini verso eventuali animali lasciati liberi di girovagare. Non si comprende, quindi, come mai lasciare liberi i cani di vagare non sia in alcun modo contrastato dalle amministrazioni locali.
Accade inoltre che non si sia ancora diffusa né promossa la pratica della sterilizzazione sistematica di maschi e femmine di cane. Pertanto, i cani che vagano incustoditi aumentano notevolmente durante la stagione degli amori e le gravidanze indesiderate (ma non controllate …) sono frequentissime. Il risultato è che i cuccioli, con o senza le loro mamme o le stesse cagne gravide, spesso finiscono per essere abbandonati con l’unica prospettiva di diventare randagi almeno per un periodo.
Come abbiamo già avuto modo di osservare anche in sede di Osservatorio regionale sul randagismo, dall’analisi dei dati emerge che il fenomeno del cane randagio non trova soluzione quando:
1.il cittadino non ha consapevolezza del problema nella sua complessità, in merito ha solo informazioni di carattere giornalistico e non ha esperienza diretta del canile poiché sul territorio le strutture esistenti sono collocate in modo occulto, pressoché irraggiungibili e comunque non liberamente né costruttivamente fruibili dalla cittadinanza;
2.non sono attivate politiche locali tese ad arginare e prevenire il fenomeno, ovvero sono assenti azioni promozionali, di responsabilizzazione ed educazione del territorio;
3.vi è una diffusa non conoscenza dell’argomento nonché delle norme vigenti o la loro disapplicazione da parte delle amministrazioni;
4.si ha assenza di collaborazione fra Enti locali, Aziende Sanitarie Locali, associazionismo volontario, settore privato medico veterinario, cittadinanza;
5.vi è assenza di politiche complesse, contestuali, a più dimensioni e sul lungo periodo, a causa di una prospettiva analitica parziale del fenomeno.
Considerato, quindi, l’ennesimo penoso avvenimento che vede contrastanti cani e uomini ci aspettiamo che finalmente tutti, nessuno escluso e senza eccezioni, facciano la loro parte e che la sanzione ai padroni incoscienti sia di esempio.
Lav Onlus
PdR Tarquinia, VT
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