Riceviamo e pubblichiamo -
Quando abbiamo diffidato l’azienda a porre in atto la chiusura anticipata al 21 settembre dei doppi turni degli uffici postali di Viterbo 5, Ronciglione, Vetralla e Tuscania in assenza di incontri Regionali e territoriali con le organizzazioni sindacali avevamo ragione da vendere.
Infatti l’azienda ha sospeso il provvedimento fino a quando non verranno effettuati gli approfondimenti programmati entro ottobre.
Ci saremmo aspettati a questo punto che l’azienda adeguasse il personale già in grave sofferenza per affrontare la riapertura dei doppi turni.
Invece, nessun provvedimento è stato adottato, come a voler scaricare sul personale le difficoltà di una cattiva gestione che sembra ormai irreversibile nella nostra azienda a livello regionale.
La situazione degli uffici interessati ai doppi turni è pesantissima:
- Vetralla, con cinque postazioni di lavoro e soli quattro sportellisti dovrebbe garantire con due turni il servizio per l’intera giornata;
- Tuscania, cinque postazioni e cinque sportellisti su due turni;
- Ronciglione, cinque sportellisti su due turni con quattro postazioni;
- drammatica la situazione di Viterbo: in questo ufficio siamo al paradosso di cinque postazioni con quattro sportellisti su due turni, di cui due part-time non lavorativi il venerdì e il sabato.
Questo lassismo sulla gestione del personale negli uffici postali da parte degli organismi regionali, sta rappresentando per la nostra Provincia un vero e proprio atto di discriminazione nei confronti di un territorio, per Roma evidentemente residuale, dove non vale la pena, gestionalmente e politicamente, spendere nulla.
Non sappiamo su quali progetti o disegni si basa la politica aziendale di Poste Italiane nel nostro territorio.
Constatiamo che rispetto alle problematiche, a quanto pare veritiere, che noi solleviamo (ed è per questo forse che l’azienda viene messa in difficoltà), le risorse umane regionali continuano ad avere un’atteggiamento irrispettoso dei suoi dipendenti che sempre hanno fatto il proprio dovere e vengono invece ripagati con l’amara moneta dell’indifferenza.
Non valgono nemmeno le proteste dei sindaci a cui vengono promesse alcune aperture pomeridiane, ben sapendo che, anche in presenza di una disponibilità della filiale di Viterbo, l’azienda in realtà si dichiara indisponibile a qualsivoglia mediazione.
Qual è l’obiettivo dei dirigenti romani dell’Azienda? Affossare definitivamente la nostra filiale per sgombrare il campo a rimescolamenti del quadro dirigente provinciale? Promessi magari a determinati schieramenti politici? Declassare la nostra filiale per preparare il terreno a fulgide carriere di nuovi dirigenti ben patroncinati politicamente?
Forse siamo troppo maligni nel delineare queste ipotesi, ma quando l’azienda si rifiuta di discutere dei problemi reali, delle esigenze degli amministratori locali, delle difficoltà del personale e dei cittadini di questa Provincia è legittimo pensarle tutte.
Ed il passato, neanche remoto, di questa azienda non ci aiuta a dissipare questo dubbio.
Pensare male, forse, sarà peccato ma è un peccato ancor più grave trattare a questo modo il nostro territorio.
Non c’è che un modo per rispondere alle nostre accuse, accettare il confronto.
Noi non vogliamo altro.
Alcuni, nella nostra categoria, accusano la Slc-Cgil di fomentare i dissapori tra dipendenti e azienda, di ledere la suscettibilità aziendale.
Noi rispondiamo che il silenzio è l’anticamera della resa incondizionata, e noi non vogliamo arrenderci, non vogliamo essere complici del declino di Poste Italiane sul nostro territorio.
Carlo D’Ubaldo
Segretario provinciale Slc-Cgil Viterbo
|