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Tarquinia - Risultati importanti per la campagna di scavi dell'Università di Torino alla Doganaccia
Tornanano alla luce due tombe etrusche
Viterbo - 26 settembre 2009 - ore 11,00

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Alcune immagini degli cavi fatti dall'Univeristà di Torino
Si è conclusa la seconda campagna di scavi e di valorizzazione della necropoli della Doganaccia di Tarquinia, promossa dal corso di Etruscologia e Antichità italiche dell’Università degli Studi di Torino e dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici per l'Etruria meridionale.

Il progetto di ricerca punta alla conoscenza di un settore ancora inesplorato della necropoli etrusca di Tarquinia, riconosciuta patrimonio culturale dell'umanità dall’Unesco.

La scoperta effettuata dagli archeologi nella necropoli della Doganaccia a Tarquinia è senz’altro molto interessante. Soprattutto la tomba della regina.

Questo sepolcro, infatti, si è rivelato come la più grande struttura a tumulo di Tarquinia finora nota. Altra importante scoperta è avvenuta a pochi metri di distanza dove è emersa una seconda tomba, sempre del VII secolo a.C. dalla pianta piuttosto complessa. Si tratta di uno dei più antichi esempi di tomba a doppia camera, destinata a ospitare due coppie di persone imparentate con il principe sepolto nel grande tumulo antistante. Accoglieva i familiari dei defunti in occasione di cerimonie e di giochi che venivano officiati davanti alle camere funerarie.

L’area della Doganaccia è caratterizzata dalla presenza di due grandiosi tumuli del periodo orientalizzante (VII secolo a.C.) denominati “del Re” e “della Regina”. Il primo dei due monumenti principeschi, situati in posizione dominante in corrispondenza di un antichissimo ingresso della necropoli tarquiniese, fu esplorato nel lontano 1928 e, malgrado un antico saccheggio, restituì interessanti materiali, fra cui un’iscrizione dipinta che cita il nome di un greco etruschizzato (Rutile Hipucrates).

Le attenzioni dell’Università di Torino si sono concentrate sul secondo grande tumulo della Doganaccia, detto “della Regina” finora mai indagato scientificamente.

Le ricerche hanno permesso di rimettere in luce una imponente struttura architettonica del diametro di circa 40 metri, pertinente a un personaggio di spicco all’interno della comunità tarquiniese, di rango aristocratico e di ruolo probabilmente regale, vicino alla figura dei re etruschi, detti lucumoni.

E' stato liberato un tratto del podio perimetrale del tumulo, in parte scavato nella roccia e originariamente rivestito di grandi blocchi di calcare, per un diametro attorno ai 40 metri. Questo sepolcro si è rivelato come la più grande struttura a tumulo di Tarquinia finora nota.

Nella nuova campagna di scavo si sono potute precisare alcune caratteristiche della costruzione, mettendone in risalto i limiti e gli apprestamenti destinati alle azioni di culto; la tomba infatti conserva nella parte anteriore un "piazzaletto" sacro a cielo aperto utilizzato per le celebrazioni in memoria del nobile defunto. Come il gemello tumulo "del Re", anche quello "della Regina" pare ispirarsi a una tipologia di tombe reali note a Cipro (Salamina, sito archeologico dell'area sud-orientale dell'isola), accostabili soprattutto per le grandi dimensioni dell'ingresso: è probabile che all'origine di questo modello ci siano proprio architetti di formazione orientale arrivati a Tarquinia circa 2700 anni fa, che qui avrebbero introdotto innovativi modelli architettonici.

Altra importante scoperta è avvenuta alle spalle del grande tumulo: a pochi metri di distanza è emersa una seconda tomba, sempre del VII secolo a.C. dalla pianta piuttosto complessa. Si tratta di uno dei più antichi esempi di tomba a doppia camera, destinata a ospitare due coppie di persone imparentate con il principe sepolto nel grande tumulo antistante. Il sepolcro è caratterizzato da un ampio vestibolo d’ingresso costituito da una larga gradinata destinata a accogliere i familiari dei defunti in occasione di cerimonie e di giochi che venivano officiati davanti alle camere funerarie.

Gli scavi sono possibili grazie al sostegno della Compagnia di San Paolo di Torino e della Fondiaria-Sai. Contributi vari ai lavori sono inoltre offerti dal Comune di Tarquinia e dall'Associazione "Fontana Antica".

L'area archeologica è raggiungibile dalla vecchia strada "della Madonna del Pianto", oggi in parte praticabile grazie al progetto di valorizzazione dei grandi tumuli tarquiniesi denominato "Via dei Principi" promosso dalla Regione Lazio e dal Comune di Tarquinia.

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